L’alta vischiosità dei prezzi dell’energia in Italia
Prezzi import oil&gas in Italia sotto del 3,5% ai livelli 2021 vs +19,7% in Eurozona. Prezzi retail elettricità superiori del 68,8% vs +40,1% Uem. Maggiore ritardo nel Nord Ovest
Sulla durata della stretta monetaria influirà la velocità di rientro dei prezzi dell’energia. A settembre i tassi Bce si sono alzati di ulteriore 25 punti base e nelle valutazioni delle autorità monetaria potrebbero “aver raggiunto livelli che, mantenuti per un periodo sufficientemente lungo, forniranno un contributo sostanziale a un ritorno tempestivo dell’inflazione all’obiettivo“. Nelle previsioni di settembre formulate per l’area dell’euro, gli esperti della BCE indicano un tasso di inflazione pari in media al 5,6% nel 2023, del 3,2% nel 2024 per arrivare al 2,1% nel 2025, con una revisione al rialzo per il 2023 e il 2024 rispetto alle previsioni di giugno che riflette principalmente un rientro più lento dei prezzi dell’energia. Un cambiamento nei mercati energetici e l’aumento dei rischi legati al clima allo sforzo di decarbonizzare l’economia, associati ai rischi geopolitici, potrebbero avere effetti di più lungo periodo sui prezzi. Un prolungamento delle condizioni di stretta monetaria ridurrebbe ulteriormente la propensione ad investire delle imprese, penalizzando i processi di transizione ecologica e digitale. Senza un adeguato stock di capitale la produttività rimane stagnante, amplificando gli impatti del calo demografico e della difficoltà di reperimento della manodopera. In questa prospettiva diventa essenziale monitorare la discesa dei prezzi dell’energia, un processo che registra un maggiore ritardo in Italia, in particolare per l’energia elettrica.
L’analisi delle curve dei prezzi dell’energia, di cui forniamo alcune anticipazioni, sarà al centro di un webinar su ‘Energia e sostenibilità, i numeri chiave per il mondo delle micro e piccole imprese’, che si terrà lunedì prossimo 23 ottobre alle 17, nel corso della Settimana per l’Energia e la Sostenibilità di Confartigianato. Qui per programma del webinar e diretta streaming.
Nel confronto internazionale, a settembre 2023 l’indice generale dei prezzi si colloca al 16,4% sopra ai livelli del 2021, a fronte del +15,5% dell’Eurozona mentre il capitolo Energia segna un +49,1% rispetto al +36,7% della media Eurozona. Il confronto per commodity – disponibile con dati ad agosto – evidenzia che i prezzi di elettricità e gas sono del 57,6% superiori alla media del 2021, oltre 17 punti sopra al +40,1% dell’Eurozona. Il differente andamento tra Italia ed area dell’Euro è tutto attribuibile all’energia elettrica che in Italia rimane del 68,8% superiore ai valori pre shock energetico a fronte del +40,1% della media europea, mentre il differenziale pressoché si annulla per il gas (+44,6% a fronte del +44,9% Uem) e diventa negativo per i carburanti (19,1% a fronte del +22,4% Uem).
L’analisi dei dati sui prezzi al consumo pubblicati ieri dall’Istat evidenzia che a settembre 2023, il prezzo dell’energia elettrica sul mercato tutelato è dell’11,2% superiore alla media del 2021, mentre quello dell’energia elettrica sul mercato libero rimane più che doppio (+110,7%) rispetto alla media 2021.
Nell’analisi delle parabole dei prezzi emerge un aspetto paradossale dato dal maggiore ritardo del rientro dei prezzi retail dei beni energetici in Italia a fronte di prezzi all’import di petrolio greggio e gas naturale che a luglio 2023 sono inferiori del 3,5% alla media del 2021, mentre rimangono superiori del 19,7% in Eurozona. Tale vischiosità sottende la presenza di criticità nella formazione dei prezzi lungo la filiera che, dall’acquisto all’estero in poi, comprende la generazione elettrica – con il relativo mix di fonti -, i mercati all’ingrosso, il trasporto e la distribuzione di elettricità e gas.
In chiave territoriale il ritardo più ampio nel rientro dei prezzi di elettricità e gas si registra nel Nord-ovest con un valore dell’indice a settembre 2023 superiore del +64,4% rispetto alla media del 2021; seguono a distanza Isole con +57,1%, Centro con +56,5%, Nord-est con +55,2% e Sud con +54%. Nel dettaglio, si osserva un divario più ampio per Valle d’Aosta con 82,3% e Piemonte con +70,8%, mentre quello più contenuto si registra in Basilicata con +37,2%.
Rubrica Imprese ed energia su QE- Quotidiano Energia del 17 ottobre 2023