Le azioni delle imprese per attrarre i giovani talenti
Prevalgono incrementi salariali e flessibilità degli orari. In energia e utilities retribuzioni superiori del 17% vs manifatturiero. Alto ricambio generazionale con il 25,3% di occupati con oltre 55 anni vs 22,1% in Ue a 27

Nel settore energetico è salita la difficoltà di reperimento del personale e, pur in presenza di retribuzioni lorde più elevate della media, 6 imprese su 10 stanno adottando pratiche per attrarre (o trattenere) il personale. Nel 2023 sono salite al 41,4% le entrate nel settore di energia e utilities di difficile reperimento (QE 13/2), con un aumento di 4,6 punti nell’ultimo anno. Sul fenomeno dello skill shortage pesano gli effetti della transizione demografica che determina un diffuso ricambio generazionale a seguito delle uscite per pensionamento. Nel terzo trimestre 2023 nel settore energia e utilities un occupato su quattro è tra 55 e 64 anni (25,3%), a fronte del 22,1% della media dell’Ue a 27, al 23,8% della Spagna, al 22,8% della Germania e al 16,6% della Francia, dove vige una più bassa età di pensionamento.

La capacità di attrarre i giovani diventa un fattore strategico, di vera e propria sopravvivenza, per le aziende italiane, in un contesto in cui l’approccio al lavoro dei giovani si sta profondamente modificando. L’analisi dei risultati recentemente pubblicati da Almadiploma evidenzia che tra gli aspetti rilevanti nella ricerca del lavoro dei giovani diplomati, quello più rilevante è la stabilità e sicurezza del posto di lavoro indicato dal 69,6%, seguito da possibilità di guadagno con il 67,8%, acquisizione di professionalità con il 66,6% e possibilità di carriera con il 65,2%. Ma è in chiave dinamica che emerge un crescente orientamento dei giovani diplomati ad attività che offrono più tempo libero: tra il 2019 e il 2023 l’aspetto che ha registrato la maggiore crescita è quello del tempo libero che il lavoro lascia, in crescita di 8,1 punti percentuali, seguito da flessibilità dell’orario e dei tempi di lavoro che cresce di 4 punti percentuali, la coerenza con gli studi che cresce di 3,5 punti percentuali e indipendenza o autonomia che cresce di 2,8 punti percentuali. Diminuisce il peso della stabilità e sicurezza del posto di lavoro che scende di 4,8 punti percentuali e i rapporti con i colleghi che scende di  5,3 punti percentuali.

A fronte di questi cambiamenti, nonostante il maggiore livello retributivo, anche le imprese energetiche e delle public utilities devono implementare politiche del personale finalizzate ad attrarre i giovani talenti.  Come sopra ricordato, i più alti livelli retributivi del settore favoriscono il match tra domanda e offerta di lavoro: nel comparti di energia e utilities le retribuzioni lorde per unità di lavoro a tempo pieno sono pari a 41.601 euro, il 17% superiori alla media del manifatturiero (35.557 euro) e il 71,9% superiore alla media dell’economia (24.195 euro).

L’analisi dei risultati dell’indagine effettuata dall’Istat per il Censimento permanente delle imprese consente di delineare le pratiche adottate dalle imprese per attrarre e/o trattenere il personale qualificato. Nel settore energetico 6 imprese su 10 (60,2%) hanno adottato almeno una pratica. Nel dettaglio, sono più diffusi gli incrementi salariali, come i superminimi, adottati dal 29,7% delle imprese – sono 9,9 punti in meno del manifatturiero, in presenza di un elevato differenziale retributivo – e la flessibilità negli orari di lavoro, registrata nel 24,5% dei casi. Altri interventi si riferiscono all’accesso a benefit aziendali (auto aziendale, agevolazioni nella fruizione di servizi, assicurazioni personali, ecc.) nel 18,5% dei casi (2,9 punti in più della media del manifatturiero), alla concessione di gradi crescenti di autonomia sul lavoro in relazione a specifiche competenze o mansioni nel 17,1% dei casi, incentivi per attività di auto-formazione e crescita professionale, anche esterne all’impresa, e il coinvolgimento nelle decisioni aziendali, entrambi indicato dall’11,0% delle imprese. Meno diffusi l’offerta di percorsi di carriera accelerati (5,4%), il riconoscimento formale del lavoro svolto e dei risultati ottenuti (5,2%) e la cessione di quote societarie, partnership, ecc. (0,2%) dei casi. Altre pratiche hanno interessato il 9,0% delle imprese.

Rubrica Imprese ed energia su QE- Quotidiano Energia del 12 marzo 2024