La spinta degli investimenti in costruzioni vale 2,1 punti di Pil nella ripresa post-Covid
Effetto Pnrr e Superbonus, ma per le detrazioni fiscali ci sono i nodi dei crediti incagliati e di una ragnatela burocratica di 224 interventi. Le anticipazioni del report di Confartigianato
Quest’anno la spesa per gli interventi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) finanziato con i fondi di NextGenerationEU sarà di 15 miliardi di euro, inferiore di 14,4 miliardi di euro rispetto ai 29,4 miliardi previsti lo scorso aprile; secondo la Relazione al Parlamento sullo stato di attuazione del PNRR del 5 ottobre, curata dal precedente Governo Draghi, fino al 31 agosto 2022 le spese sostenute ammontano a 11,7 miliardi di euro. Nell’aggiornamento di settembre la minore spesa di quest’anno è riequilibrata con l’aumentando degli interventi nel 2025 e 2026, ultimo biennio del Piano. Nei giorni scorsi il Commissario europeo Paolo Gentiloni ha indicato che non vi saranno proroghe, già richieste da alcuni paesi Ue, al termine del 2026. L’evoluzione del PNRR e degli incentivi fiscali per l’edilizia sono al centro del report dell’Ufficio Studi di Confartigianato, che sarà presentato in un webinar giovedì prossimo 15 dicembre e di cui forniamo alcune anticipazioni.
Il PNRR e la manovra di bilancio sono essenziali per allontanare lo spettro della ‘crescita zero’ o, peggio, della recessione. Sulla crescita del PIL dello 0,6% stimata per il 2023 nell’ultima Nota di aggiornamento al DEF rivista e integrata, 0,3 punti di maggiore crescita derivano dalla manovra di bilancio in discussione in Parlamento e 0,3 punti dalla spesa del PNRR. Il Piano, “se perseguito con efficienza“, secondo le stime dell’Ufficio parlamentare di bilancio darà a fine periodo uno stimolo all’attività economica stimato in circa tre punti percentuali di PIL. Potrebbero influire negativamente l’aumento dei prezzi dei materiali per l’edilizia, prodotti in settori energy intensive, e la carenza delle materie prime.
Per il secondo semestre 2022 il Piano prevede 55 interventi, 23 interventi inerenti ad altrettante riforme e 32 interventi relativi a 26 investimenti. Per 39 interventi vanno raggiunti dei traguardi, quali adozione di norme, conclusione di accordi, aggiudicazione di appalti, avvio di sistemi informativi, ecc., mentre per i restanti 16 interventi è previsto il conseguimento di specifici obiettivi. Il Ministero per gli Affari Europei, il Sud, le Politiche di Coesione e il PNRR sta procedendo ad una verifica dello stato di avanzamento degli interventi.
Sul comparto ha fatto da booster l’attuazione del superbonus, in relazione al quale, però, sono esplose gravi criticità quali i crediti incagliati nei cassetti fiscali delle imprese (QE 18/7) e lo stillicidio di modifiche normative, un vero incubo per imprese, professionisti, amministratori di condomini e famiglie. L’analisi svolta dalla Direzione Politiche Fiscali di Confartigianato delinea una ragnatela burocratica di 224 interventi su detrazioni fiscali edilizie e superbonus: nel dettaglio si tratta di 29 interventi legislativi distribuiti su 16 differenti leggi, decreti legge e decreti ministeriali, di cui 24 solo nell’ultimo anno equivalente ad 1 modifica legislativa ogni 16 giorni. Inoltre, si sommano 9 provvedimenti del Direttore dell’Agenzia delle entrate e 186 documenti di prassi, costituiti da 6 circolari, 4 risoluzioni, 157 risposte ad interpello e 19 FAQ.
Nella prospettiva per il 2023 si delineano, quindi, potenziali rischi che potrebbero rallentare il comparto protagonista della ripresa post-pandemia, per il quale l’Italia ha assunto una posizione di leader in Europa. Nonostante i ritardi e la burocrazia, tra il 2019 e il 2022 si stima che ben 2,1 punti di crescita del PIL arrivino dai maggiori investimenti in costruzioni in Italia rispetto al resto dell’Eurozona. L’edilizia ha controbilanciato gli effetti recessivi della pandemia sul mercato del lavoro: tra il quarto trimestre 2019 e il terzo trimestre 2022 l’occupazione totale in Italia è salita di 54mila unità, combinazione di un aumento di 213 mila occupati nelle costruzioni e di 37 mila unità nella manifattura e la diminuzione di 123 mila unità nei servizi e di 85 mila unità nell’agricoltura.