Le sorprese della recessione
Rimane alta la pressione dei prezzi dei beni energetici, ma nel terzo trimestre PIL in Italia migliore di Germania e Francia. In otto mesi di guerra +276mila occupati (+1,2%), più dinamiche le donne (+1,5%)

Le previsioni della Commissione europea indicano per l’economia dell’Eurozona e dell’Italia, l’ingresso in recessione tecnica in questo quarto trimestre 2022. Sulla dinamica dell’economia pesa il rallentamento del commercio internazionale e la frenata dell’economia cinese, con il volume delle  esportazioni che salgono di un limitato 0,7%. L’elevata inflazione riduce il potere di acquisto delle famiglie. A novembre l’inflazione decelera in Eurozona (10,0%, era 10,6% ad ottobre), meno in Italia dove è più elevata l’inflazione energetica: a novembre i prezzi dei beni energetici segnano un aumento tendenziale del +67,3% (era +71,1% a ottobre), il doppio del +34,9% dell’Eurozona, segnando un aumento congiunturale del 2,3% rispetto al mese precedente. In forte rallentamento, pur continuando a registrare una “crescita elevatissima” – è proprio raro l’uso dei superlativi nelle note stampa dell’Istat – il prezzo dell’energia elettrica mercato libero, che passa da un aumento su base annua del +329,0% di ottobre a +239,0% di novembre, con un aumento del +6,1% su ottobre; più contenuto (+0,5%) l’aumento congiunturale dei prezzi del gas naturale sul mercato libero, mentre i prezzi del gas naturale mercato tutelato salgono del 9,8% rispetto al mese precedente.

E’ ampia l’inflazione importata, veicolata dagli acquisti di energia dall’estero. Nel 2022, ultimi dodici mesi a settembre, l’import di energia segna un aumento del 177,3% rispetto a dodici mesi precedenti, combinazione aumento dei volumi importati del 7,5% e di un aumento dei prezzi del 158,0%, su cui ha contribuito il rafforzamento del dollaro rispetto all’euro.

Nonostante la persistente ed elevata pressione inflazionistica e l’ingresso in una fase ciclica recessiva, dagli indicatori congiunturali e macroeconomici emergono segnali statistici positivi – esaminati nel 22°report su congiuntura, economia e imprese, presentato oggi da Confartigianato – che mostrano la straordinaria capacità di resilienza dell’economia e delle imprese italiane. Nel 2022 la crescita del PIL dell’Italia (+3,7%) supera quella di Cina, Francia, Germania, Usa e Giappone, un inedito dal 1980. Era dal 2001 che Italia non cresceva più di Francia e Germania. L’ottima performance di quest’anno è sostenuta dal migliore andamento del PIL nel terzo trimestre, quello estivo e caratterizzato dal buon andamento della domanda turistica. Secondo i conti nazionali pubblicati dall’Istat mercoledì scorso nel terzo trimestre di quest’anno la crescita congiunturale del PIL dello 0,5% è risultata superiore al +0,4% della Germania e al +0,2% di Francia e della media europea. La crescita è stata trainata dall’aumento del 2,2% del valore aggiunto di commercio, alberghi e ristorazione. Buon andamento anche dell’economia digitale (+1,4%). Sul lato della domanda si registra uno spunto più marcato degli investimenti in macchinari e impianti (+3,0%) e dei mezzi di trasporto (+10,0). Nonostante la crescente inflazione, la spesa delle famiglie italiane, in termini reali, ha registrato un aumento del 2,2% rispetto al trimestre precedente.

Un’altra sorpresa arriva dal mercato del lavoro. Ad ottobre 2022 prosegue la crescita dell’occupazione registrata a settembre, per effetto dell’aumento dei dipendenti permanenti. Dall’inizio della guerra, tra febbraio e ottobre 2022, gli occupati sono saliti di 276mila unità, grazie all’apporto di 306mila dipendenti in più, con la componente a tempo indeterminato che cresce di 430mila unità mentre quella a tempo determinato diminuisce di 125mila unità e gli indipendenti scendono di 30 mila unità. L’aumento dell’1,2% degli occupati nel periodo è il risultato di una crescita dell’1,5% delle donne e dell’1,0% degli uomini. Nell’arco degli otto mesi in esame il tasso di disoccupazione nell’Eurozona si riduce di 2 decimi di punto, mentre in Italia il miglioramento sale a 7 decimi di punto. In chiave settoriale va notato che le imprese manifatturiere, colpite da una escalation senza precedenti dei costi dell’energia, a cui si associa l’aumento del costo del credito, nel trimestre estivo hanno aumentato le ore lavorate dell’1,4%.

 Imprese ed energia, 5 dicembre 2022