In Italia 81 mila donne occupate nei settori energia e utility
Il dato aumenta del 5,8% nel 2023, meglio del +1,4% della media Ue. La presenza femminile resta però bassa. Giù di 1,4 mld € la spesa statale per ridurre le diseguaglianze di genere

La ripresa del mercato del lavoro interessa anche il settore energetico, nel quale in Italia si registra un dinamismo del lavoro femminile più marcato della media europea. In crescita anche le imprese guidate da donne nel comparto dell’energia elettrica e gas. Servono politiche per sostenere una maggiore performance dell’occupazione femminile, necessaria per ridurre l’ampio gap del tasso di occupazione femminile.

Anche nel mercato del lavoro del settore energetico si osserva una presenza delle donne inferiore alla media europea. in Italia nel comparto dell’energia e delle utilities (sezioni D-energia elettrica e gas e E-acqua e rifiuti) sono occupate 81.100 donne, pari al 20,2% dell’occupazione del comparto, una quota inferiore di 4,8 punti al 25,0% medio dei 27 paesi dell’Unione europea. Tra le maggiori economie europee, la presenza delle donne è più elevata in Francia, dove arriva al 27,3%, seguita dalla Germania con 26,8% e dalla Spagna con 25,3%.

Nel dettaglio, in Italia si osserva una maggiore presenza delle donne in energia elettrica e gas (25,9% a fronte della media europea di 27,8%) rispetto ad acqua e rifiuti (16,9%, con un gap di 5,3 punti rispetto alla media di 22,2% della media Ue).

In Italia il lavoro femminile in Energia e utilities cresce più che in Europa – Nel 2023, ultimi quattro trimestre a settembre, l’occupazione femminile nel comparto di Energia e utilities sale del 5,8%, facendo meglio del +1,4% della media Ue. Tra i maggiori paesi dell’Unione si osserva un maggior dinamismo della Germania (+7,4%), davanti a Italia (+5,8%), a Spagna (+2,4%) mentre in Francia si registra una ampia flessione (-11,3%), interamente determinata dal comparto di acqua a rifiuti.

Il profilo della domanda di lavoro femminile – In relazione alla domanda di lavoro rilevata dal sistema Excelsior di Unioncamere-Anpal, nel 2023 il 55,7% delle figure femminili richieste dal settore delle Public utilites si riferisce a impiegati, il 20,4% a professioni tecniche e il 5,7% a professioni intellettuali, scientifiche e con elevata specializzazione. La domanda di lavoro femminile è caratterizzata da un più elevato profilo per studi e percorso professionale: la quota di laureati per le figure femminili richieste nel settore è del 22,6%, superiore al 14,3% della media e per il 79,0% delle assunzioni previste di donne è richiesta una esperienza specifica, ampiamente superiore al 54,2% della media.

Sulla base dei dati dell’Istat sulle posizioni lavorative nelle imprese energetiche si rileva che il 94,4% delle donne occupate sono dipendenti e il restante 5,6% sono indipendenti. Da quest’ultimo cluster del mercato del lavoro, che comprende le titolari di impresa, arriva un apprezzabile sostegno all’occupazione femminile. L’Italia, lo ricordiamo, è il primo paese dell’Unione europea per numero di imprenditrici e lavoratrici autonome. A fine 2023 sono attive 2.648 imprese guidate da donne nei settori di energia elettrica, gas, acqua e rifiuti, pari all’11,5% delle imprese del comparto, con una flessione dello 0,3% nell’ultimo anno. In controtendenza crescono del 3,0% le imprese nel settore di energia elettrica e gas condotte da donne, dinamica più accentuata della media del settore (+2,4%).

Le politiche per la conciliazione e per la riduzione dei divari di genere devono sostenere una maggiore offerta sul mercato del lavoro, necessaria per recuperare il grave ritardo sulla quota di donne occupate. Su questo fronte va invertita la tendenza in essere. Secondo la riclassificazione per genere del bilancio statale operata dalla Ragioneria Generale dello stato, solo lo 0,41% delle spese delle amministrazioni centrali dello Stato è destinato a ridurre le diseguaglianze di genere – tra cui i fondi per l’imprenditorialità femminile, gli incentivi all’occupazione femminile e le misure di conciliazione vita-lavoro – e nel 2022 tale spesa scende del 25,6% (pari a 1.384 milioni in meno) a fronte di un aumento del 4,1% della spesa totale.

Rubrica Imprese ed energia su QE- Quotidiano Energia del 5 marzo 2024