Più “case green” o meno deficit? Un caso di conflitto tra regole Ue
La manovra interviene sulle detrazioni per edilizia. Il 68% delle abitazioni costruite prima del 1980 e il 50,8% degli immobili nelle classi energetiche meno. Il quadro per territorio
Il disegno di legge di bilancio 2025-2027 che si avvia al dibattito parlamentare prevede una riduzione delle detrazioni fiscali per le ristrutturazioni edilizie, con una esclusione delle seconde case, la rimodulazione delle percentuali di detrazione e l’introduzione di tetti massimi di spese detraibili per i redditi superiori a 75.000 euro. I cambiamenti introdotti rischiano di incentivare il ricorso al sommerso e di allontanare l’Italia dagli obiettivi di efficienza energetica previsti dalle norme europee. Le detrazioni fiscali sono un fattore decisivo per ridurre il consumo di energia di un patrimonio edilizio vecchio e poco efficiente e per contribuire a ridurre l’evasione fiscale.
Inoltre, nel dispositivo della manovra di bilancio si annida un potenziale conflitto tra gli obiettivi previsti da differenti norme europee. Da un lato la riforma del Patto di stabilità e crescita pone un tetto alla dinamica della spesa pubblica (QE 8/10), per cui interventi aggiuntivi a tale limite devono essere finanziati da maggiori entrate, tra cui anche le riduzioni delle detrazioni fiscali. Dall’altro lato, il maggiore costo delle ristrutturazioni può allontanare l’Italia dagli obiettivi europei di efficienza energetica. Nel Piano Nazionale integrato Energia e Clima (PNIEC) si indica che dal meccanismo delle detrazioni fiscali per gli interventi di riqualificazione degli edifici è atteso un risparmio di 32,5 Mtep di energia finale nel decennio 2021-2030, pari al 44,3% del risparmio da conseguire rispetto agli obiettivi per il 2030 fissati Direttiva europea sull’efficienza energetica (EED) entrata in vigore nell’ottobre 2023.
Gli sconti fiscali sono essenziali per supportare gli interventi di ristrutturazione su un patrimonio abitativo vetusto, che per oltre due terzi (68,0%) è stato costruito entro il 1980, prima dello sviluppo della legislazione sul risparmio energetico degli edifici. L’incidenza delle abitazioni più datate è maggiore in Liguria con l’82,8%, seguita da Piemonte con il 74,5%, Toscana con il 73,1%, Valle d’Aosta con il 69,8%, Lazio con il 69,7%, Molise con il 69,7% e Sicilia con il 68,8%.
La direttiva green degli edifici prevede una focalizzazione degli interventi sugli immobili con le prestazioni peggiori. In questa prospettiva, una seconda chiave di lettura della qualità del patrimonio immobiliare si ottiene dall’esame degli attestati di prestazione energetica presenti nel sistema informativo di Enea (SIAPE), da cui si evince che ad oggi il 50,8% degli immobili si colloca nelle classi energetiche meno efficienti (F e G). La quota sale al 54,9% quando la motivazione di redazione dell’attestato si riferisce alla locazione e arriva al 61,6% nei passaggi di proprietà (motivazione che concentra il 56,0% degli attesati contenuti nella banca dati).
L’analisi in chiave regionale, su dati a fine 2023, evidenzia che la quota più elevata di immobili nelle classi energetiche meno efficienti si riscontra in Lazio con 65,6% seguito, con valori superiori alla media, da Liguria con 63,3%, Toscana con 62,2%, Umbria con 61,7%, Molise con 61,5%, Puglia con 60,1%, Calabria con 57,8%, Sicilia con 57%, Emilia-Romagna con 56,7%, Basilicata con 54%, Marche con 51,6% e Abruzzo con 51,6%. Il quadro completo per provincia è proposto nel Rapporto di Confartigianato ‘Energia e sostenibilità al centro della transizione green delle micro e piccole imprese’ presentato martedì scorso nel corso di un webinar organizzato nell’ambito della Settimana per l’Energia e la Sostenibilità 2024.
La limitazione alle detrazioni fiscali per l’edilizia attenua il contrasto di interessi e rischia di aumentare il sommerso, invertendo il trend di riduzione degli ultimi anni. Secondo l’ultima ricognizione sull’economia non osservata pubblicata lo scorso 18 ottobre, l’Istat indica una forte riduzione del sommerso nelle Costruzioni. A fronte di una stabilità dell’incidenza del sommerso sul complesso del valore aggiunto (10,1% sia nel 2022 sia nel 2021), per le Costruzioni si riscontra un calo del peso del sommerso di 0,8 punti percentuali. Anche nel più lungo periodo (2019-2022), caratterizzato da un ciclo espansivo dell’attività edilizia, il comparto delle Costruzioni è quello che riduce maggiormente il peso del valore aggiunto del sommerso, con una flessione di 3,4 punti a fronte del calo medio di 0,8 punti del totale economia.
Rubrica Imprese ed energia su QE- Quotidiano Energia del 29 ottobre 2024