Rapporto ‘Trend del lavoro nell’era delle transizioni’ predisposto dagli Uffici Studi di Confartigianato e di Confartigianato Marche e presentato il 25 settembre 2023 nel convegno “Il futuro del lavoro, imprese, competenze, valori” organizzato da Confartigianato Marche. Nelle conclusioni dei lavori il Segretario generale di Confartigianato Imprese Vincenzo Mamoli, ha sottolineato il ruolo chiave nel Paese delle piccole imprese nella fase delle transizioni – demografica, digitale e green – caratterizzato dal contributo di imprenditorialità, competenze e valori. Qui il servizio del TGRMarche sul convegno.
Alcune evidenze sul mercato del lavoro nelle Marche
Nella fase di ripresa del mercato del lavoro, al secondo trimestre 2023 nelle Marche l’occupazione – in media annuale – segna una crescita dell’1,1% su base annua (+1,6% Italia) trainata dal +7,8% delle Costruzioni (+2,0% Italia) e dal +2,8% del Manifatturiero – comprensivo di estrattivi e public utilities – (+1,8% Italia). Si evidenzia il recupero (+0,5%) dei livelli dell’occupazione pre pandemia (+0,9% Italia) anche se persiste la crisi del lavoro indipendente che registra un livello inferiore del 9,0% a quello del 2019 (-4,9% Italia).
Nonostante il rallentamento del ciclo economico e la stretta monetaria in corso, nella prospettiva autunnale tiene la domanda di lavoro delle imprese nelle Marche, con un aumento tendenziale dello 0,4% delle previsioni di assunzioni nel trimestre settembre-novembre 2023 (+1,9% Italia); trainano le province di Macerata (+2,9%) e Fermo (+2,4%), seguite da Ancona (+1,5%) ed Ascoli Piceno (+0,6%), mentre si osserva un calo a Pesaro Urbino (-3,8%). La crescita delle assunzioni previste in autunno nelle Marche è trainata dalle micro e piccole imprese fino a 49 dipendenti, le cui previsioni di assunzione salgono dell’1,4% su base annua (+1,7% Italia) mentre le restanti imprese (medio-grandi) sono in calo dell’1,7%.
Fattore critico è rappresentato dalla difficoltà di reperimento del personale che a settembre 2023 nelle Marche si attesta a 54,9% (47,6% Italia) in salita rispetto al 48,7% di un anno prima di 6,2 punti percentuali (+4,3 punti Italia). Le Marche sono la terza regione italiana per gravità del fenomeno, dietro a Friuli Venezia Giulia e Umbria. In chiave provinciale le entrate sono difficili da reperire soprattutto a Fermo (57,7%), seguita da Macerata (56,4%), Pesaro e Urbino (56,3%), Ascoli Piceno (55,5%) ed Ancona (51,4%); la crescita maggiore in un anno è quella di Ascoli Piceno (+10,6 punti percentuali), seguita da Fermo (+8,0 p.p.), Macerata (+7,8 p.p.), Pesaro e Urbino (+5,1 p.p.) e Ancona (+3,3 p.p.).
Le Marche sono la prima regione del Centro-Nord per intensità dell’impulso del PNRR sull’occupazione dipendente nelle Costruzioni: si stima che tra il 2023 e il 2026 il Piano genererà 1.864 dipendenti l’anno che rappresentano il 9,1% dei dipendenti del settore (il peso è del 6,5% in media Italia). L’attuazione delle misure del PNRR sostiene la crescita prevista del fabbisogno occupazionale dell’intera economia tra 2023 e 2027 che per le Marche è del 3,1% in media annua (in linea 3,1% Italia), equivalente a 103.100 occupati nel quinquennio.
Le sfide delle transizioni Demografica, Digitale, Ambientale – Pesa la crisi demografica: tra 2019 e 2023 la popolazione marchigiana conta 6.939 giovani tra 15 e 34 anni in meno, pari ad un calo del 2,3% (-2,5% Italia) – l’equivalente dei giovani occupati nel comparti Moda e carta delle Marche, con una flessione più marcata a Fermo (-4,9%) e Ascoli Piceno (-4,8%).
Nelle Marche è esposto oltre la media all’impatto dell’intelligenza artificiale il 18,4% delle entrate di lavoratori (25,4% Italia): si tratta della quarta incidenza più bassa tra le regioni. Inoltre il 27,3% dell’occupazione nelle imprese è a rischio automazione (26,4% Italia), quota che sale al 35,0% nell’artigianato (36,1% Italia).
Nelle Marche sono 17 mila le imprese artigiane con 40 mila addetti nei settori della filiera delle costruzioni, autoriparazione e trasporti, comparti più interessati dagli interventi di policy per affrontare la transizione ecologica.
Investimenti per le transizioni – Nel 2022 il 67,0% delle imprese ha investito nei vari ambiti della trasformazione digitale (-2,6 punti percentuali vs. 69,6% Italia), quota in calo di 4,1 punti percentuali rispetto al 71,1% del 2021 (-1,2 punti Italia). Sempre nel 2022 il 21,7% delle imprese ha investito in prodotti e tecnologie a maggior risparmio energetico e/o minor impatto ambientale (-1,8 punti vs. 23,5% Italia), quota in calo di 1,8 punti rispetto al 23,5% del 2021 (-0,8 punti Italia). Sul calo della propensione ad investire pesano le incertezza della guerra in Ucraina e la stretta monetaria.