Report ‘Economia del mare, difesa e sistema delle imprese – Evidenze dal rapporto Confartigianato Meccanica 2025‘ presentato dall’Ufficio Studi in collaborazione con il Sistema Imprese mercoledì 1° ottobre 2025 alle ore 11.00 al convegno dedicato alla meccanica organizzato a Seafuture da Confartigianato La Spezia, presso la Base navale della Spezia (ship 1). Qui il programma.
L’Italia, grazie ad un sistema di imprese diffuso e caratterizzato dalla elevata presenza di piccole imprese e di imprese artigiane è leader europeo dell’economia del mare. Nel confronto internazionale l’Italia è al primo posto in UE a 27 per PIL generato nelle province costiere, pari a 1.005 miliardi di euro e alla metà (50,4%) del PIL nazionale, quota superiore rispetto al 37,3% della media UE. Il valore dell’economia italiana del mare supera gli 896,3 miliardi di euro della Francia (33,8% del PIL) e i 783,7 miliardi della Spagna (57,1% del PIL). L’Italia rappresenta il 12,4% del PIL dell’UE, ma la quota sale al 16,7% per il PIL dell’economia del mare definita dalle aree costiere.
Nel report di Confartigianato viene proposto un focus sul comparto della meccanica e le interazioni del settore nella filiera della difesa, in un contesto in cui le prospettive per l’economia mondiale restano molto incerte, mantenendo sottotono il trend della crescita in Eurozona, in particolare nelle economie manifatturiere di Italia e Germania. Sulla bassa crescita pesa una crisi della manifattura che, pur manifestando in estate qualche segnale di attenuazione, sarà penalizzata dall’impatto dei dazi statunitensi. La produzione manifatturiera a luglio sale dell’1,4% rispetto a giugno, ma nei primi sette mesi del 2025 segna una flessione dell’1,5% su base annua, con un calo più pesante per moda (-7,1%) e meccanica (-2,5%). Sul comparto della meccanica si riverbera la crisi dell’automotive, che ha l’epicentro in Italia: nei primi sette mesi del 2025 la produzione di autoveicoli in Italia cede del 15,2% a fronte del -2,7% della media UE. Un segnale positivo arriva dal ritorno alla crescita (+1,6%) delle esportazioni nei settori della meccanica nei primi sette mesi del 2025, a fronte di una stagnazione delle vendite del made in Italy che, al netto delle vendite del farmaceutico condizionate dalle politiche protezionistiche statunitensi, scendono dello 0,4%.
Inoltre, sono esaminate le opzioni di politica fiscale per la definizione del sentiero di spesa per la difesa, alla luce del nuovo target del 5% del PIL per i paesi della NATO. Le ultime stime fornite dalla NATO indicano che la spesa in Italia nel 2025 è salita al 2,04% del PIL (era 1,5% nel 2024). Le valutazioni dell’Ufficio parlamentare di bilancio indicano che un eventuale pieno utilizzo della flessibilità di bilancio offerta dalla Commissione europea impatta per 25,2 punti sul rapporto debito/PIL al 2041. Una elevata quota di importazioni di armamenti e di spesa per il personale depotenzia l’effetto espansivo della spesa per la difesa. Il finanziamento della maggiore spesa per la difesa mette a rischio altre poste di spesa meno rigida, in particolare quelle per gli investimenti pubblici, gli interventi anticiclici, di politica industriale e di tutela del territorio. Vi potrebbero essere scarse risorse per fronteggiare l’impatto dei dazi sulle filiere del made in Italy. Nel report sono esaminati gli impatti di incremento della spesa della difesa sul sistema delle imprese della meccanica.
Difesa: i settori core e il potenziale indotto in Italia – Intrecciando i principali settori della filiera con l’elenco ministeriale dei settori della difesa, integrata con la costruzione di navi e imbarcazioni[1] si delinea un perimetro in cui in Italia si contano 36mila unità locali delle imprese attive nei settori core della difesa con 227mila addetti. Inoltre, il report di Confartigianato delinea un potenziale indotto di 178mila unità locali e 1 milione 575mila addetti composto dall’indotto di settori della meccanica, con 107mila unità locali e 1 milione 124mila addetti, e dall’indotto dei settori dell’informatica ed elettronica, con 71mila unità locali e 451mila addetti. Nel complesso delle attività core difesa e del potenziale indotto si contano in Italia 214mila unità locali e 1 milione 802mila addetti. Il report contiene un focus sulla provincia della Spezia.