Stretta monetaria, in energia e utilities prestiti in calo dell’11,2%
La Bce rinvia il taglio dei tassi: maggiori oneri finanziari e minori investimenti
Il 16 aprile l’Istat ha indicato il tasso definitivo di inflazione di marzo, che in Italia è dell’1,2% (era +0,8% a febbraio). Secondo le stime preliminari di Eurostat (domani il dato definitivo) l’inflazione nell’Eurozona scende al 2,4% (era 2,6% a febbraio) mentre la componente di fondo si colloca al 3,1% (era 3,3% a febbraio). Il segnale di riduzione dell’inflazione nell’area dell’euro non si è ancora tradotto in un taglio dei tassi da parte delle autorità monetarie: nella seduta di giovedì scorso il Consiglio direttivo della BCE ha mantenuto invariati i tassi di riferimento, indicando che servono ulteriori conferme sulla discesa dell’inflazione per ridurre l’attuale livello di restrizione della politica monetaria. Una riduzione dei tassi è più probabile a giugno, ma i tempi rimangono incerti: “le decisioni vengono definite di volta in volta a ogni riunione, senza vincolarsi a un particolare percorso di riduzione”. Il perdurare della stretta monetaria aggrava le condizioni finanziarie delle imprese italiane, maggiormente colpite dal caro tassi, come già evidenziato in questa rubrica (QE 9/4). In particolare, si osserva una flessione della domanda di credito e degli investimenti, mentre sale il peso degli oneri finanziari delle imprese.
Scende la domanda di credito – A fronte dell’aumento dei tassi, l’Italia registra la peggiore performance del credito alle imprese tra i maggiori paesi europei. Come evidenziato nel report ‘Il trend del credito alle imprese e alle MPI nella primavera del 2024’ pubblicato il 16 aprile da Confartigianato, a febbraio 2024 i prestiti delle imprese in Italia scendono del 4,1% su base annua, facendo peggio della Spagna (-3,0%), mentre la dinamica rimane in territorio positivo in Eurozona (+0,4%), Germania (+1,0%) e Francia (+2,2%). L’analisi per settore – su dati grezzi – evidenzia che a febbraio 2024 i prestiti al comparto di energia e utilities ammontano a 25.912 milioni di euro, in diminuzione dell’11,2% su base annua, con una maggiore accentuazione per energia elettrica e gas (-12,1%) rispetto ad acqua e rifiuti (-9,3%).
L’impatto del caro-tassi – A febbraio 2024 i tassi medi pagati sulle consistenze sono saliti di 363 punti base rispetto a giugno 2022, mese precedente all’avvio dei rialzi dei tassi da parte della BCE. Sulla base di questo andamento si calcola un incremento del costo del credito su base annua nel settore di energia e utilities di 865 milioni di euro rispetto quello sostenuto prima dell’avvio della stretta monetaria. L’impatto complessivo è il risultato di un aumento di 1.099 milioni di euro determinato dal caro-tassi a parità di prestiti e di una riduzione di 234 milioni conseguente alla riduzione dei prestiti.
In calo la propensione ad investire – Secondo l’indagine sul credito bancario condotta nell’Eurosistema, nella quale si evidenziano i fattori che influenzano l’offerta e la domanda di credito, nel primo trimestre del 2024 in Italia è proseguito il calo della domanda di credito da parte delle imprese, in atto da cinque trimestri consecutivi, che continua a riflettere, oltre all’elevato livello dei tassi di interesse, il minore fabbisogno per la spesa in investimenti. La stretta monetaria, quindi, frena la propensione a investire delle imprese, rallentando i processi di transizione digitale e green. Nel 2023 si interrompe un ciclo espansivo decennale di accumulazione di capitale, con il tasso di investimento delle imprese che scende al 18,7% del valore aggiunto, in calo di 1,2 punti dal 19,9% del 2022. L’indicatore, a parte una sostanziale stazionarietà tra il 2019 e 2020, era in salita dal 2013.
Il calo degli investimenti interessa in modo particolare il comparto energetico, tipicamente capital intensive. Gli investimenti in beni materiali delle imprese in energia e utilities ammontano a 12,3 miliardi di euro e sono pari al 24,6% del valore aggiunto, superiore al 22,3% della media del manifatturiero. Nel dettaglio la quota è del 20,6% in Acqua e rifiuti e sale al 26,8% nella fornitura di elettricità e gas, settore (sezione Ateco 2007) che, dopo l’estrattivo, presenta la più elevata propensione ad investire.
Rubrica Imprese ed energia su QE- Quotidiano Energia del 16 aprile 2024