Tassazione e paradossi della twin transition: il caso dell’Irlanda
Il Paese è l’8a economia Ue ma la 3a nel digitale. Boom della richiesta elettrica dei data center, che nel 2023 hanno consumato più delle abitazioni urbane
La concorrenza fiscale modifica i flussi degli investimenti tra le economie europee e mette in luce alcune criticità della twin transition, green e digitale, ben delineate nel caso dell’Irlanda.
L’analisi dei dati Ocse sulla tassazione delle imprese registra nel 2023 le più basse aliquote fiscali dell’Unione europea in Ungheria (10,3%) e Irlanda (12,4%), entrambe di oltre dieci punti inferiori alla media UE del 22,7%. La tassazione agevolata ha attratto in Irlanda flussi crescenti di investimenti nel settore digitale. L’Irlanda è l’ottava economia dell’Unione europea a 27 ma si colloca al terzo posto, dietro a Germania e Francia, per valore aggiunto nel digitale (sez. J Nace2, Servizi di informazione e comunicazione), dopo aver superato nel 2019 l’Italia.
Il vantaggio ottenibile dall’insediamento delle grandi imprese del digitale nel paradiso fiscale irlandese è delineato in una audizione parlamentare del 2017 dell’Ufficio parlamentare di bilancio, in cui si stimava, con dati riferiti al 2015, che per l’attività originata in Italia dei due colossi del digitale Google e Facebook – l’8,6% fatturata in Italia e il 91,4% in Irlanda – si applicava una aliquota fiscale sugli utili del 37,5% in Italia e del 14,4% in Irlanda.
Tra il 2015 e il 2023 il valore aggiunto dell’economia digitale in Irlanda ha cumulato una tumultuosa crescita del 250,5% (a prezzi costanti), risultando la più elevata tra i 27 paesi UE, a fronte di un aumento del 57,7% della media UE. Anche in valore assoluto la crescita di 58,7 miliardi dell’economia digitale dell’Irlanda è la più elevata in UE, superiore ai 49,9 miliardi in più della Francia e ai 45,8 miliardi in più della Germania.
L’analisi dei dati dell’Ufficio centrale di statistica irlandese evidenzia che negli otto anni in esame il consumo di energia elettrica dei data center è cresciuto del 411,6%: nel 2015 i centri di elaborazione dati determinavano il 5% dei consumi di elettricità mentre nel 2023 la quota à salita al 21% superando il 18% registrato dalle abitazioni urbane.
Anche in Italia sale l’intensità energetica dei settori dell’economia digitale. L’analisi combinata dei dati di Terna e Istat evidenzia che tra il 2019 e il 2022 il settore della produzione di software e servizi informatici (divisioni 62 e 63 Ateco 2007) registra un aumento del 44,5%, dei consumi di elettricità, un ritmo pressoché triplo dell’aumento del 15,3% del valore aggiunto registrato nel periodo.
Tornando al caso irlandese, si evidenzia un ulteriore paradosso della twin transition: la forte crescita della domanda di energia elettrica dei data center si associa ad una quota di energia elettrica da fonti rinnovabili che in Irlanda è del 36,8%, inferiore di 4,4 punti alla media UE. Una bassa tassazione che stimola una crescita della domanda di energia senza una selezione delle fonti rischia di entrare in contraddizione con il principio delle politiche europee ambientali ‘chi inquina paga’.
Lo sviluppo dei sistemi di intelligenza artificiale determinerà una accelerazione dei consumi di energia della digital economy. Secondo le stime del report ‘Electricity 2024’ dell’Aie, la domanda media di 2,9 Wh di elettricità di una interrogazione tipo con ChatGPT di OpenAI è quasi dieci volte i 0,3 Wh richiesti da una ricerca su Google. Sempre secondo i dati di Aie, nel 2022 il consumo globale di elettricità dei data center, dei sistemi di intelligenza artificiale (AI) e di gestione delle criptovalute è stato pari a 460 terawattora (TWh) e nel 2026, nello scenario più dinamico, arriverà a 1.050 TWh, superiore al consumo di elettricità dell’intero Giappone (939 TWh), con un aumento di 590 TWh, maggiore del consumo attuale dell’intera Germania (507 TWh). Nel rapporto sulla competitività europea presentato ieri da Mario Draghi (QE 9/9) si indica che “i data center sono attualmente responsabili del 2,7% della domanda elettrica dell’UE, ma entro il 2030 si prevede che il loro consumo aumenterà del 28%”.
Rubrica Imprese ed energia su QE- Quotidiano Energia del 10 settembre 2024