Crisi Mar Rosso, Italia più esposta per import energetico
Ammontano a 19,4 miliardi di euro le importazioni di energia via Canale di Suez pari al 21,3% del totale contro il 17,4% del benchmark europeo

L’allargamento al Mar Rosso della crisi in Medio Oriente potrebbe aggravare la flessione del commercio internazionale, mettendo a rischio una quota rilevante dell’import-export dell’Italia. L’escalation della crisi penalizza il sistema del made in Italy e l’approvvigionamento di beni energetici e di materie prime essenziali per la trasformazione della manifattura italiana.

A fronte di attacchi mercantili nel Mar Rosso di un gruppo di ribelli yemeniti, principalmente alle navi dirette verso Israele, dallo scorso 9 gennaio una coalizione internazionale guidata da Stati Uniti e Regno Unito ha avviato interventi di contrasto agli attacchi alle navi, colpendo droni e obiettivi sulla costa dello Yemen. L’aggravamento della crisi potrebbe compromettere la ripresa del commercio internazionale che era prevista nel 2024.

Secondo il Kiel Institute for the World Economy, istituto di ricerca tedesco specializzato sui temi della globalizzazione, a dicembre il volume dei container spediti attraverso il Mar Rosso si è ridotto del 66% rispetto al volume normalmente previsto (media dal 2017 al 2019). Nei primi dieci mesi del 2023 il volume del commercio internazionale è sceso del 2,2% su base annua, un ampio segno negativo che da inizio secolo si è registrato solo nel 2020 con la pandemia e nel 2009 con la crisi innescata dai mutui subprime. Il calo dell’interscambio commerciale mondiale ha ripercussioni pesanti sulle vendite del made in Italy: dall’esame dei dati pubblicati ieri dall’Istat, a novembre il volume dell’export scende del 6,4% rispetto un anno fa e nei primi undici mesi del 2023 il calo è del 4,6%.

Per l’Italia si stima che il valore dell’import-export annuale che transita per il Canale di Suez proveniente dai paesi del Medio Oriente, dall’Asia, dall’Oceania e dai paesi del Sud-Est dell’Africa nel 2023 (ultimi dodici mesi a settembre) sia pari a 148,1 miliardi di euro, pari al 42,7% del commercio estero dell’Italia trasportato per mare e l’11,9% del commercio estero totale dell’Italia.

Sul fronte dell’energia, l’Unione europea importa commodities energetiche – carbone, petrolio greggio, gas naturale liquefatto e petrolio raffinato – da 18 principali paesi esportatori che trasportano via nave attraverso il Mar Rosso per 109,9 miliardi di euro, pari al 14,0% delle importazioni energetiche dal mondo. All’interno dei paesi in esame, il 93% degli acquisti di beni energetici proviene da Arabia Saudita, Qatar, Iraq, India, Emirati Arabi Uniti, Sud Africa, Indonesia e Australia. Considerando che Eurostat non rende disponibili i dati della Germania relativi all’import di gas naturale per paese, si calcola che nei restanti tre maggiori paesi europei – Francia, Italia e Spagna – il peso delle importazioni trasportate per mare attraverso il Canale di Suez è del 17,4%. I rischi per l’Italia sono più elevati, considerato che le importazioni di energia dell’Italia dai 18 paesi in esame ammontano a 19,4 miliardi di euro, pari al 21,3% delle importazioni dal mondo dei prodotti energetici. In Francia, con 18,5 miliardi di euro di importazioni, la quota è del 16,9%, di oltre quattro punti inferiore a quella dell’Italia, e in Spagna, con 8,6 miliardi di euro, la quota scende al 13,1% del totale delle importazioni energetiche.

Rubrica Imprese ed energia su QE- Quotidiano Energia del 16 gennaio 2024