I ritardi della PA che frenano la crescita
L’Italia sale al terzo posto nella Ue per spesa pubblica, ma è al secondo per complessità delle procedure amministrative e penultima per qualità dei servizi

La crescita dell’economia italiana è condizionata da una bassa performance sia della spesa pubblica che della qualità dei servizi pubblici, fattori che riducono la competitività delle imprese. La stratificazione delle norme, una gestione non ottimale dei processi della Pubblica amministrazione (Pa) e lo scarso uso delle tecnologie digitali mantiene alta la pressione burocratica. Liberare l’economia dai ‘lacci e lacciuoli’ deve diventare un obiettivo strategico per il Paese, per garantire la sostenibilità del sistema delle imprese e della finanza pubblica. Tra le riforme previste dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), quelle che intervengono sui servizi della Pa determinano il maggiore impatto sul PIL. Va nella direzione giusta della semplificazione l’intervento varato nel Consiglio dei Ministri lo scorso 3 luglio per affrontare la carenza di coordinamento dei controlli sulle attività economiche.
Mentre l’economia italiana ha segnato tra il 2021 e il 2024 la maggiore crescita del PIL pro capite tra i paesi del G7, la spesa pubblica nel 2023 sale a 1.151 miliardi di euro, il 55,2% del PIL, portando l’Italia al 3° posto tra i 27 paesi dell’Unione europea dietro a Francia e Finlandia. Nonostante l’alta spesa, è carente la qualità dei servizi offerti dagli enti pubblici: secondo l’ultima rilevazione di Eurobarometro, a maggio 2024 solo il 34% dei cittadini italiani è soddisfatto dell’offerta dei servizi pubblici, 20 punti percentuali in meno del 54% della media Ue, con l’Italia che si colloca al penultimo posto tra i 27 paesi dell’Unione, davanti solo alla Grecia.
Tra il 2019 e il 2024 l’Italia segna una crescita del 9,2% del volume di esportazioni manifatturiere, di gran lunga migliore del +1,4% della Germania. Si registra questo straordinario risultato delle vendite del made in Italy sui mercati internazionali nonostante sulle imprese italiane gravino oneri burocratici con una intensità superiore rispetto ai competitors europei, con l’83% degli imprenditori che è ostacolato dalla complessità delle procedure amministrative, quindici punti sopra al 68% della media Ue. Sulla competitività pesa l’incertezza normativa: il 79% delle imprese è gravato dal continuo cambiamento della legislazione e delle politiche, una quota di tredici punti superiore alla media rilevata nelle imprese dell’Unione europea
Tra il 2021 e il 2023 il mercato del lavoro italiano registra una crescita dell’occupazione del 4,5%, facendo meglio di Germania (+4,0%) e Francia (+3,1%).  Sul costo del lavoro, però, grava un cuneo fiscale del 45,1% di 3,5 punti superiore al 41,6% della media europea. Inoltre, il 56% delle imprese indica come un problema per l’azienda le normative restrittive in materia di lavoro, nove punti superiore al 47% della media europea.
Mentre tra il 2019 e il 2023 il valore aggiunto dei servizi di informazione e comunicazione è salito del 17,8%, persiste un ritardo nella digitalizzazione delle relazioni tra Pa e imprese. Secondo l’ultimo aggiornamento del Digital Economy and Society Index (DESI) elaborato dalla Commissione europea, per l’indicatore dell’offerta di servizi pubblici digitali per le imprese nel 2024 l’Italia si colloca al 23° posto tra i 27 paesi dell’Ue, mantenendo la stessa posizione del 2023 ma perdendo  tre posizioni rispetto al 20° posto del 2022.
L’apporto del turismo alla crescita può essere depotenziato da una scarsa qualità dei servizi pubblici locali (QE 2/7).
Dal PNRR sono attesi dei miglioramenti nell’efficienza della macchina pubblica, con 9,6 miliardi di euro di investimenti per digitalizzazione, innovazione e sicurezza nella Pa. Con l’avvio della procedura di infrazione per deficit eccessivo per l’Italia, però, si apre un’era di politica fiscale restrittiva, nella quale i decisori pubblici – Governo e Parlamento – dovranno ridurre il tasso di crescita della spesa pubblica, privilegiando i tagli della spesa improduttiva, ma cercando di tutelare gli investimenti pubblici e i processi di miglioramento della qualità dei servizi pubblici, presupposti per liberare dalle zavorre le imprese e per mantenere l’economia italiana su un sentiero di crescita sostenibile.

10Rubrica Imprese ed energia su QE- Quotidiano Energia del 9 luglio 2024