L’impegno delle imprese manifatturiere per la sostenibilità
Il 59% delle aziende ha realizzato azioni per migliorare l’impatto ambientale della propria attività. Scendono gli investimenti green: pesano stretta monetaria e basso utilizzo del piano Transizione 5.0
Le attività svolte dalle imprese nei processi di transizione green, da cui derivano la riduzione delle emissioni inquinanti e il crescente utilizzo di tecnologie pulite, sono decisive per il conseguimento degli obiettivi, in molti casi ambiziosi, delle politiche economiche e industriali definite a livello nazionale ed europeo. Sullo sfondo la necessità di conciliare l’adozione di misure di sostenibilità ambientale con adeguati livelli di performance economica delle imprese, un trade off reso più complesso nell’attuale fase del ciclo economico caratterizzato dalla persistenza di un elevato costo del credito, una crisi della manifattura – più grave per moda, automotive e meccanica (QE 22/4) – e lo scoppio della guerra dei dazi. Una analisi dei dati recentemente rilasciati dall’Istat consente di valutare gli investimenti e le azioni delle imprese manifatturiere per migliorare la sostenibilità ambientale.
Il 59,0% delle imprese manifatturiere con almeno 10 addetti ha realizzato
nel 2021-2022 almeno un’azione volta a migliorare la sostenibilità ambientale della propria attività. Il trattamento dei rifiuti è l’azione più diffusa e viene realizzata dall’86,5% delle imprese che hanno effettuato interventi per la sostenibilità. Seguono il monitoraggio dell’inquinamento ambientale (62,4%), la predisposizione di piani di miglioramento dell’efficienza energetica (43,4%), l’uso di materiali riciclati (35,0%), l’utilizzo di fonti energetiche rinnovabili (30,2%), il monitoraggio dei consumi idrici (29,9%), il monitoraggio delle emissioni di CO2 (16,9%), il riutilizzo e riciclo acque di scarico (15,5%), l’efficientamento del sistema di trasporto aziendale (13,2%), l’attività per favorire l’economia circolare (12,4%) e i piani per la mobilità sostenibile del personale (8,8%) mentre sono meno diffuse le attività per gestire gli impatti sulla biodiversità (2,0%).
Il 42,0% delle imprese manifatturiere con almeno 10 addetti ha sostenuto investimenti per una gestione più efficiente e sostenibile dell’energia e dei trasporti. Tra questi si osserva una maggiore diffusione per l’installazione di macchinari e impianti ad alta efficienza energetica (61,9% delle imprese che hanno investito) e di impianti per la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili (42,0%), seguite da acquisto veicoli a basse emissioni (elettrici, ibridi o alimentati a gas) (29,7%), isolamento termico edifici e realizzazione di edifici a basso consumo energetico (20,4%), installazione impianti per la produzione di energia termica rinnovabile (7,7%) e installazione di impianti di cogenerazione/trigenerazione per recupero calore (6,9%).
La frenata degli investimenti green – Ulteriori evidenze sull’attività delle imprese impegnate nella transizione green arrivano dal sistema Excelsior di Unioncamere-Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, secondo il quale le imprese che investono in tecnologie green sono passate dal 24,7% del 2022 al 25,2% nel 2023 – un aumento guidato dalla necessità di ammortizzare l’impatto del caro-energia – per poi discendere al 23,5% nel 2024 a seguito del décalage della propensione ad investire causato dalla stretta monetaria. Oltre agli elevati oneri finanziari, sulla debolezza degli investimenti pesa la scarsa efficacia del piano ‘Transizione 5.0’: secondo il monitoraggio del GSE, al 9 maggio 2025 risulta utilizzato e prenotato solo il 13,8% dei 6,2 miliardi di euro di risorse disponibili per i crediti d’imposta. Il piano avrebbe potuto sostenere investimenti per l’innovazione, la digitalizzazione, l’efficienza energetica e la crescita della produttività, controbilanciando gli effetti della politica monetaria deflazionistica che nel corso del 2024 ha indotto una riduzione degli investimenti in macchinari e impianti di 3,8 miliardi euro.
Strategiche le competenze green – I processi di transizione ambientale delle imprese, insieme ad un adeguato livello di investimenti, richiede alle imprese la disponibilità di competenze specifiche. Sempre secondo i dati di Unioncamere-Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, nel 2024, l’attitudine al risparmio energetico e alla riduzione dell’impatto ambientale è una competenza richiesta con un grado di importanza elevata nel 42,9% delle assunzioni programmate dalle imprese mentre le competenze di gestione di prodotti e tecnologie green, pur con una diffusione più limitata, è comunque richiesta con un’importanza elevata nel 18,5% delle assunzioni programmate dalle imprese dalla manifattura.
Rubrica Imprese ed energia su QE- Quotidiano Energia del 13 maggio 2025