Inflazione al 2,9% a fine 2024. Con caro-tassi investimenti in macchinari -2,7%
Bolla non ancora sgonfia: prezzi elettricità e gas sopra del 59% alla media 2021. Spread energetico per famiglie italiane pesa per 1 miliardo di € al mese
Quanto durerà un’inflazione superiore al 2 per cento, mantenendo sull’economia europea la cappa della stretta monetaria? Il caro-tassi sta depotenziando la propensione ad investire delle imprese e ne compromette i processi delle transizioni green e digitali. A settembre il costo del credito per le imprese italiane è salito al 5,63%, 344 punti base dal 2,19% a giugno, prima dell’avvio della serie di rialzi dei tassi da parte della BCE. Nel terzo trimestre del 2023 gli investimenti in macchinari e impianti – diversi dai mezzi di trasporto – sono scesi del 2,7% sul trimestre precedente, peggiorando la flessione del 0,9% rilevata nel secondo trimestre dell’anno.
Il Consiglio direttivo della BCE ad ottobre ha mantenuto invariati i tassi di interesse di riferimento, ma indicando che l’inflazione resta troppo elevata, per un periodo di tempo troppo prolungato. Per assicurare il ritorno tempestivo dell’inflazione all’obiettivo del 2% a medio termine, la BCE ritiene che i tassi “si collochino su livelli che, mantenuti per un periodo sufficientemente lungo, forniranno un contributo sostanziale al conseguimento di tale obiettivo“. Nella prossima settimana (14 dicembre) verificheremo quale orientamento sarà assunto dalle autorità europee di politica monetaria.
Non va escluso che l’impatto della restrizione monetaria sia più incisiva del previsto. Una minore crescita metterebbe a rischio il sentiero di riduzione del rapporto tra debito pubblico e PIL dell’Italia, richiedendo una restrizione fiscale che si sincronizzerebbe in modo pericoloso con la stretta monetaria in corso.
Secondo le previsioni d’autunno pubblicate a metà novembre dalla Commissione europea, il tasso di inflazione in Italia, partendo dal +1,6% dell’ultimo trimestre del 2023, si rialzerà nel corso del prossimo anno per arrivare al +3,1% nel terzo trimestre e poi scendere al 2,9% nel quarto trimestre del 2024.
Le stime preliminari pubblicate la scorsa settimana dall’Istat, indicano che a novembre l’inflazione scende allo 0,8%, valore che non si registrava da marzo 2021. L’ulteriore calo risente ancora del favorevole andamento dei prezzi dei beni energetici, che evidenziano una netta flessione (-3,6%) sul piano congiunturale e cedono del 24,5% rispetto al livello di un anno prima quando, lo ricordiamo, i prezzi dell’energia avevano toccato i livelli massimi.
Le dinamiche dei prezzi sono al centro dell’odierna presentazione dell’Ufficio Studi di Confartigianato all’incontro ‘Inflazione e comunicazione’ organizzato dal Comune di Terni. In particolare, sono state esaminate le traiettorie dei prezzi energetici. In Italia l’indice di prezzo dell’energia elettrica e gas rimane ancora al di sopra del 59% rispetto ai livelli del 2021, superiore di quasi venti punti al +39,9% della media dell’Eurozona. Dall’estate si osserva una stabilizzazione della curva dei prezzi retail, mentre a settembre si registra una risalita dei prezzi all’importazione di petrolio greggio e gas.
Mettendo a confronto la curva dei prezzi per energia elettrica e gas in Italia ed Eurozona, e considerando la spesa media mensile per famiglia calcolata dall’Istat, il differenziale dei prezzi tra Italia ed Eurozona delle due commodities energetiche nell’arco dei 24 mesi che vanno da novembre 2021 ad ottobre 2024 ha determinato per le famiglie italiane un extra costo di 1 miliardo di euro al mese, pari a 24,3 miliardi di euro nell’arco di tempo esaminato, equivalente ad un maggiore costo di 928 euro per famiglia.
Rubrica Imprese ed energia su QE- Quotidiano Energia del 5 dicembre 2023