Caduta degli investimenti per l’ambiente per 3,3 miliardi all’anno
Spesa pubblica in conto capitale per l’ambiente era 0,20% del PIL ante 2007, poi crolla a 0,12%: in 13 anni persi 42,7 miliardi di euro di investimenti. Danni da disastri naturali in Italia: +21,5% vs Ue
Gli effetti drammatici dell’alluvione in Emilia Romagna confermano l’elevato e crescente impatto degli eventi climatici estremi sulla vita delle comunità, sulle risorse del territorio e sull’evoluzione dei sistemi economici locali. Secondo il Rapporto sul Benessere equo e sostenibile (BES) dell’Istat l’Emilia-Romagna è la regione con la maggior quota di popolazione esposta al rischio di alluvioni di media entità, ben il 62,5% a fronte di una media nazionale dell’11,5%, e di gran lunga maggiore rispetto alle altri territori: si registrano valori superiori alla media in Provincia Autonoma di Trento con 25,9%, Toscana con 25,5%, Liguria con 17,4%, Calabria con 12,8% e Veneto con 11,7%.
I danni economici per disastri naturali monitorati dall’Agenzia europea dell’ambiente (Eea), tra il 1980 e il 2021 in Italia ammontano a 1.581 euro pro capite, valore che supera del 21,5% la media Ue di 1.301 euro. In Ue le inondazioni concentrano il 46,0% del totale dei danni economici.
La caduta degli investimenti per l’ambiente – Per affrontare le pesanti conseguenze del cambiamento climatico è necessario un cambio di paradigma dell’intervento pubblico, che deve rafforzare la spesa per investimenti finalizzati alla salvaguardia del territorio. In parallelo servono incentivi per gli investimenti privati e una maggiore diffusione delle coperture assicurative.
L’Italia ha registrato un lungo periodo di assottigliamento degli investimenti pubblici, che dal 3,7% del PIL del 2009 sono caduti al 2,1% nel 2018. Il successivo recupero si è interrotto nel 2022, anno in cui gli investimenti pubblici sono calati dell’1,1%, scendendo al 2,7% del PIL (era il 2,9% nel 2021). Gli interventi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) dovrebbero guidare, fino al 2026, un nuovo ciclo di ripresa dei processi di accumulazione di capitale pubblico.
Nel corso dell’ultimo decennio si è registrato un forte calo anche degli investimenti pubblici per l’ambiente. L’analisi dei dati dei conti pubblici territoriali elaborati dalla Agenzia per la Coesione Territoriale evidenzia che la spesa in conto capitale per l’ambiente delle Amministrazioni pubbliche centrali e locali – che comprende gli interventi per l’assetto idrogeologico e la conservazione del suolo, per la protezione dei beni paesaggistici, a sostegno delle attività forestali e la gestione di parchi naturali – nel 2020 risulta pari a 2.088 milioni di euro, pari allo 0,13% del PIL, in salita rispetto al minimo storico del 2018 (0,08% PIL), ma quasi dimezzato rispetto allo 0,21% del PIL del 2007.
Tra il 2000 e il 2007 la spesa in conto capitale per l’ambiente è stata pari allo 0,20% del PIL; sulla base della curva registrata nei tredici anni successivi si calcola un accumulo di minori investimenti per 42.717 milioni di euro, pari a 3.286 milioni di euro in meno per ciascun anno.
La caduta degli investimenti pubblici per l’ambiente si è determinata in un contesto caratterizzato da una politica di bilancio che, tra il 2007 e il 2018, con la successione di sette differenti Governi, ha accumulato un avanzo primario di 240,7 miliardi di euro, equivalente all’1,3% del PIL medio all’anno.
Nel 2022 la preoccupazione dei cittadini per i cambiamenti climatici è tornata a salire, dopo il calo del periodo pandemico che aveva interrotto il trend in aumento osservato fino al 2019. A fronte di una media nazionale del 71%, la preoccupazione è maggiore in Veneto, interessando il 75,9% della popolazione, in Toscana con 73,4% e nelle Marche con 72,8%.24
Rubrica Imprese ed energia su QE- Quotidiano Energia del 23 maggio 2023