PNRR per 68,3 mld € di interventi rilevate criticità normative e di gestione PA
Attuazione del Piano al 12,8%, più marcata per contributi e incentivi ma scende per acquisti lavori pubblici

 L’Italia gestisce la quarta spesa pubblica dell’Ue ma si colloca al quart’ultimo posto per qualità dei servizi pubblici, per scendere al penultimo posto per fiducia nella Pubblica amministrazione (Pa). Le imprese italiane sono quelle più gravate dalla burocrazia in tutta Europa. I nodi della scarsa efficacia nella gestione dei processi nella Pubblica amministrazione sono venuti al pettine nell’attuazione – caratterizzata da una rigorosa tempistica – degli interventi del PNRR, come emerge dall’esame di alcune evidenze contenute nella terza relazione del Ministro agli Affari Europei, Politiche di Coesione Sud e PNRR.

La spesa sostenuta – A fine 2022 è stato sostenuto il 12,8% della spesa prevista, ma dove la Pa è decisiva per la realizzazione, con l’acquisto di beni, servizi e realizzazione di lavori pubblici, la quota si dimezza (6,1%).

Gli interventi con almeno due elementi di debolezza – Nella relazione sono sintetizzate le criticità segnalate dalle Amministrazioni titolari degli interventi del Piano che determinano rischi di ritardo o di mancato raggiungimento di milestone e target. Una analisi incrociata degli elementi di debolezza con i dati del quadro finanziario del Piano evidenzia come l’eccessiva burocrazia e una inefficace organizzazione dei processi della PA stanno pesano in modo decisivo sulla realizzazione del Piano. Nel dettaglio vi sono 62 misure che presentano almeno due criticità, che nel complesso sommano interventi per 72.980 milioni di euro,  pari ad oltre un terzo (38,1%) dei 191.499 milioni di importo totale previsto dal Piano. Sono diffuse le debolezze conseguenti a circostanze oggettive  – che comprendono aumento di costi e/o scarsità materiale, squilibrio tra domanda e offerta, investimenti non attrattivi, carenza di manodopera e ritardo nello sviluppo di alcuni segmenti di offerta – le quali, però, sono quasi sempre associate a criticità normative e nella gestione dal parte delle Amministrazioni pubbliche. Infatti, vi sono 59 misure, per complessivi 68.341 milioni di euro pari al 35,7% del Piano, che presentano almeno una criticità normativa e nella gestione della PA: si tratta di difficoltà normative, amministrative e gestionali  e/o una ridefinizione delle decisione di esecuzione del Consiglio (CID, Council Implementing Decision) o delle istruzioni operative (OA, Operational Arrangements) che stabiliscono milestone e target del Piano, a seguito di errori, rimodulazione target, indicatori per rendicontazione, ecc.. La Relazione riporta che nel complesso sono 101 le misure totali con almeno un elemento critico, tra difficoltà normative, amministrative e ridefinizione CID e OA.

Il ritardo dell’implementazione del Piano mette a rischio il sentiero di crescita dell’economia italiana e, di conseguenza, la sostenibilità degli indicatori di finanza pubblica. Secondo le valutazioni del DEF 2023, dal PNRR è previsto per il 2023 un punto di maggiore PIL rispetto allo scenario base che non considera le spesa del Piano; l’impulso di maggiore crescita dal Piano nel 2024 è di 1,8 punti, nel 2025 di 2,7 punti e nel 2026 sale a 3,4 punti di PIL.12

Rubrica Imprese ed energia su QE- Quotidiano Energia dell’11 luglio 2023