Verso la manovra: i numeri della Nadef
Nel 2024 deficit al 4,3%, lenta la discesa per debito/Pil. Stretta Bce impatta su spesa per interessi, pressione fiscale in riduzione di 0,9 punti

La Nota di aggiornamento al DEF 2023 (Nadef), varata dal Consiglio dei Ministri del 27 settembre e pubblicata sabato scorso (QE 30/9), delinea gli effetti della prossima manovra di bilancio sul quadro macroeconomico e di finanza pubblica (Su Nadef ed energia QE 2/10) Si conferma il rallentamento dell’economia, con una crescita del PIL nel 2023 dello 0,8%, inferiore rispetto al +1,0% previsto nel DEF di aprile 2023. Per il 2024 il PIL crescerà dell’1,2%, in decelerazione rispetto al +1,5% del DEF di aprile, ma superiore al +0,8% indicato a settembre da  Commissione europea e Ocse.

Per il 2024 si delinea una manovra espansiva, con il deficit tendenziale al 3,6% mentre quello programmatico (con gli effetti della manovra 2024-2026) sale al +4,3%, con un maggiore indebitamento netto rispetto a quello a legislazione vigente di 0,7 punti di PIL, pari a 14,9 miliardi di euro. Nel 2025 si osserva un più debole impulso espansivo (deficit programmatico che scende al 3,6%, +0,2 punti sopra al 3,4% tendenziale) mentre la manovra diventa leggermente restrittiva nel 2026, collocando il deficit al 2,9%, al di sotto del limite del 3% previsto dai trattati europei e inferiore al 3,1% tendenziale.

Gli effetti espansivi sull’economia appaiono contenuti. Nel 2024 il PIL tendenziale (a legislazione vigente) cresce dell’1,0% a fronte del +1,2% con gli effetti della manovra. Nel 2025 l’impulso espansivo è di 0,1 punti di PIL, mentre  nel 2026 – anno in cui la manovra è leggermente restrittiva – la crescita del PIL si ferma all’1% (-0,2 punti rispetto al +1,2% tendenziale). L’impulso alla crescita sarebbe più che annullato da una turbolenza sul mercato delle commodity energetiche: tra gli scenari di rischio valutati nella Nadef, nel caso di un prezzo del Brent superiore del 20% rispetto agli 81,4 dollari/barile previsti nel quadro macroeconomico, si registrerebbe un impatto negativo sul PIL di 0,4 punti nel 2024 e di 0,2 punti nel 2025.

Dal quadro di finanza pubblica emerge una sostanziale stazionarietà del profilo debito/PIL. Quest’anno il rapporto debito/PIL si abbassa al 140,2%, 1,5 punti in meno del 141,7% del 2022. Nel sentiero programmatico della Nadef il rapporto debito pubblico/PIL per il 2024 è indicato al 140,1%, nel 2025 a 139,9% e nel 2026 a 139,6%; nel triennio di programmazione il debito/PIL cumula un calo limitato a poco più di mezzo punto (-0,6 p.p.), a fronte di una riduzione di 1,7 punti indicata nel DEF di aprile. Il profilo del debito è condizionato dall’incremento del fabbisogno pubblico determinato dai bonus edilizi. Con il venire meno degli effetti negativi sul saldo di cassa dovuti al Superbonus il Governo prospettauna discesa molto più rapida del rapporto debito/PIL, con l’obiettivo di tornare ai livelli pre-crisi entro la fine del decennio.”

Gli effetti del caro-tassi Bce è rilevante: la spesa per interessi nel 2024 sale al 4,2% del PIL, per arrivare al 4,6% del PIL nel 2026, un livello che non si registrava dal 2014. Il costo del debito pubblico è stato rivisto al rialzo rispetto alla previsione del DEF di aprile per 6,5 miliardi di euro nel biennio 2023-2024.

Gli investimenti pubblici salgono, ma con un profilo di crescita più basso rispetto a quello indicato nel DEF di aprile: su tale abbassamento influiscono i ritardi di attuazione del PNRR.

Nel 2024 la spesa primaria netta scende del 2,7%, in linea con la Raccomandazione del Consiglio europeo di maggio che indicava una crescita massima dell’1,3%. Nel quadro tendenziale del bilancio delle Amministrazioni pubbliche si registra un calo della pressione fiscale che dal 42,7% nel 2022 passa al 42,5% nel 2023 per scendere progressivamente fino al 41,8% nel 2026, cumulando un calo di 0,9 punti in quattro anni. Si tratta di uno spunto positivo per il nostro Paese che è al 5°posto in Ue per carico fiscale e che, tra i maggiori paesi Ue, è quello che registra la più alta tassazione sull’energia, pari al 2,4% del PIL, di 0,6 punti superiore alla media europea.

Rubrica Imprese ed energia su QE- Quotidiano Energia del 3 ottobre 2023