“Meno inquini più paghi”, un paradosso italiano
Nel Paese emissioni per abitante inferiori del 10,1% alle media Ue, ma extra gettito ambientale per 0,8 punti di Pil. Il report di Confartigianato

Il modello italiano di specializzazione produttiva caratterizzato da una diffusa presenza di micro e piccole imprese in settori energy saving contribuisce ad un minore impatto sull’ambente. Nel 2021 l’Italia registra un valore di emissioni di gas ad effetto serra per abitante inferiore del 10,1% alla media europea. A fronte di questa evidenza, risulta paradossalmente invertito il principio cardine della politica ambientale europea “chi inquina paga”. L’Italia, infatti, registra una più elevata tassazione ambientale, pari al 3,0% del PIL, di 0,8 punti superiore al 2,2% della media Ue, un divario che in valore assoluto ammonta a 13.390 milioni di euro di maggiore prelievo sui contribuenti italiani, pari a 260 euro per abitante, e superiore del 33,5% rispetto a quella che l’Italia registrerebbe con una quota sul PIL pari alla media europea.

La distorsione della tassazione ambientale, all’interno di una analisi degli ostacoli alla sostenibilità delle imprese è stata esaminata nel report ‘Key data su energia e sostenibilità delle MPI’ presentato ieri nel corso di un webinar – qui per rivedere la presentazione – all’interno della Settimana per l’Energia e la Sostenibilità di Confartigianato (il programma su  www.settimanaenergia.it)

Nel confronto tra le due maggiori economie manifatturiere europee, nel 2021 l’Italia registra una intensità di emissioni del 24,5% inferiore a quella della Germania (9° nel ranking europeo) a fronte di una tassazione ambientale superiore del 66,7% (1,2 punti di PIL in più rispetto all’1,8% della Germania, 23° nel ranking europeo).

Il capitolo più rilevante del prelievo fiscale ambientale è relativa all’energia (79,8%), con il 44,6%, rappresentato dalle accise sui carburanti, dal 22,9% da imposte sull’energia elettrica e dal 6,3% di imposte sul gas. Segue il capitolo trasporti con il 19,2%, all’interno del quale le voci più rilevanti sono quelle delle tasse automobilistiche a carico delle famiglie con 9,5%, imposta sulle assicurazioni Rc auto con 3,8% e tasse automobilistiche a carico delle imprese con 2,6%. Completa il quadro del prelievo ambientale l’ 1,0% del capitolo inquinamento.

La tassazione ambientale, lo ricordiamo, nel 2022 è scesa a fronte degli interventi per ridurre l’impatto della crisi energetica e dello shock inflazionistico che hanno impegnato risorse per 70 miliardi di euro.

Sulla base della stima della distribuzione regionale della più elevata tassazione ambientale rispetto alle media europea, si osserva che in nove regioni l’extra gettito vale oltre mezzo miliardo di euro. Nel dettaglio, il maggiore carico fiscale ambientale in Lombardia è di 2.415 milioni di euro, seguita, dal Veneto con 1.263 milioni di euro, Emilia-Romagna con 1.188 milioni di euro, Lazio con 1.203 milioni di euro, Piemonte con 937 milioni di euro, Toscana con 902 milioni di euro, Campania con 962 milioni di euro, Sicilia con 904 milioni di euro, Puglia con 760 milioni di euro.

Una caratteristica generale dell’imposizione indiretta, categoria a cui appartiene la tassazione ambientale, è quella di essere regressiva rispetto al reddito. Di conseguenza il peso dell’extra gettito, pari allo 0,8% del PIL in media nazionale, sale all’1,0% nel Mezzogiorno, è dello 0,7% nel Centro e nel Nord Est e si ferma allo 0,6% nel Nord Ovest.

Rubrica Imprese ed energia su QE- Quotidiano Energia del 24 ottobre 2023