Usa-Cina, alcuni dati chiave sull’energia, QE-Quotidiano Energia

Usa-Cina, alcuni dati chiave sull’energia
Verso l’incontro Trump-Xi di giovedì. Pechino al top nella domanda energetica, coal intensive pesa su emissioni. Stati Uniti primo produttore mondiale oil&gas. Import Ue a “stelle e strisce” per 56,4 mld €, Italia a 5,2 mld €

Nel viaggio in Asia del presidente degli Stati Uniti Trump è previsto per giovedì prossimo l’incontro con il premier cinese Xi. Le tappe al summit dell’Asean in Malaysia e la visita in Giappone hanno l’obiettivo di consolidare le relazioni con paesi che possono essere alleati preziosi per il confronto con la Cina nell’area del Pacifico. Nel bilaterale Usa-Cina a margine del vertice dell’Apec (organismo di cooperazione economica Asia-Pacifico di cui sono membri sia gli Stati Uniti che la Cina) che si tiene a Gyeongju in Corea del Sud si potrebbero ridisegnare i termini di una lunga guerra commerciale, iniziata nel 2018. Sul tavolo anche gli scenari su Taiwan, terre rare ed energia. Nell’incontro di dopodomani, oltre ai termini per un accordo commerciale, è prevista la definizione delle forniture di terre rare, di cui la Cina è produttore e trasformatore primario, e degli scambi di soia. Sullo sfondo si delinea il tema delle esportazioni di energia dalla Russia, oggetto nei giorni scorsi di ulteriori sanzioni da parte degli Stati Uniti (QE 24/10). La prospettiva di limitazioni di offerta determina pressioni sui prezzi che potrebbero frenare il trend di discesa: ad agosto in Italia il prezzo all’importazione del petrolio greggio è in discesa del 17,5% (QE 21/10).
I dazi USA potranno intensificare il dirottamento della produzione cinese verso l’Unione europea: già nei primi otto mesi del 2025 l’export cinese in UE sale del 9,4%, un aumento che per l’Italia arriva al +24,5%.  In parallelo l’export dell’Italia verso la Cina è debole e nei primi otto mesi del 2025 scende dell’11,1%, mentre ad agosto 2025 si fa già sentire l’effetto dazi sul made in Italy nel mercato statunitense, le cui vendite crollano del 21,2% su base annua. Nel 2025 (ultimi dodici mesi ad agosto) l’export del made in Italy negli Stati Uniti e Cina vale 82,0 miliardi di euro, pari al 12,9% dell’export totale, di cui 67,8 miliardi di euro di vendite negli Usa e 14,2 miliardi in Cina.

Usa e Cina nel mercato mondiale dell’energia – È del tutto evidente che le relazioni tra Stati Uniti e Cina hanno rilevanza sistemica, dato che le prime due economie globali determinano il 42,7% del PIL mondiale. Nel 2025 gli Stati Uniti generano il 26,1% del PIL mondiale mentre la Cina detiene una quota del 16,6%.
L’analisi dei dati di Energy Institute Statistical Review of World Energy sottolinea la grande rilevanza sui mercati dell’energia delle due maggiori economie mondiali, impegnate in una aspra guerra commerciale. La Cina è il primo paese per consumo di energia, con oltre un quarto (27,7%) del totale mondiale, davanti agli Stati Uniti (15,0%). A seguito della concentrazione della produzione di beni, in Cina il 61,0% dei consumi finali di energia è determinato dalla manifattura, quota più che doppia del 27,8% registrato per gli Stati Uniti. La domanda della sola manifattura cinese è di poco inferiore al totale dei consumi dell’intera economia statunitense.
La domanda di energia cinese è fortemente sbilanciata sul carbone, rappresentando il 55,8% del consumo globale di questa commodity (primo posto nel ranking mondiale), a fronte del 4,8% degli Stati Uniti (terzo posto dietro all’India). La Cina detiene una posizione di leader anche sul lato dell’offerta di carbone, con il 51,7% della produzione mondiale, mentre gli Usa si fermano al 5,0% (quarto posto dietro ad India e Indonesia).
L’economia cinese, specializzata nella manifattura coal intensive, determina il 30,7% delle emissioni di CO2 davanti agli Stati Uniti con il 12,5%.
Gli Stati Uniti sono il primo produttore di petrolio con un peso del 20,8% sull’offerta mondiale, davanti ad Arabia Saudita (11,2%) e Russia (11,1%), mentre la quota della Cina si ferma al 4,4% (settimo posto dietro a Canada, Iran e Iraq).Gli Usa sono leader anche nella produzione di gas naturale con una quota del 25,5% davanti a Russia (15,3%) e Iran (6,4%), mentre la quota della produzione cinese di gas si ferma al 6,0% (quarto posto).
La quota della potenza di energia elettrica da rinnovabili è del 34,4% in Cina a fronte del 10,8% degli Stati Uniti. Nella produzione di energia solare la Cina detiene la leadership mondiale con una quota del 39,7% davanti agli Stati Uniti con il 14,5%.
La Cina sta gestendo una difficile transizione tra una domanda polarizzata sul carbone, una maggiore produzione da rinnovabili e una intensificazione delle importazioni di gas naturale, in particolare di quello russo: a settembre è stato definito un accordo tra Cina e Russia per un nuovo gasdotto da 50 miliardi di mc all’anno (QE 2/9).
Gli Stati Uniti, detenendo la leadership mondiale di produzione di energia da fonti fossili, usano anche l’energia, oltre ai dazi, per influenzare il quadro geopolitico. Su questo fronte va ricordato che l’accordo commerciale tra Stati Uniti e Unione europea definito ad agosto delinea una bolletta energetica europea a “stelle e strisce”. L’accordo prevede acquisti di 250 miliardi di dollari all’anno equivalenti a 221 miliardi di euro, che per l’Italia sono stimabili pari a 29,5 miliardi di euro (QE 16/9). Le dimensioni dell’impegno di acquisto sono ampiamente superiori all’attuale domanda. Nel 2025 (ultimi dodici mesi a luglio) l’Unione europea importa petrolio greggio e gas dagli Stati Uniti per 56,4 miliardi di euro. Per l’Italia l’import è di 5,2 miliardi di euro, con gli Stati Uniti che sono il quarto fornitore oil&gas dietro ad Algeria, Azerbaigian e Libia.

Rubrica Imprese ed energia su QE- Quotidiano Energia del 28 ottobre 2025


Autore

E. Quintavalle - Responsabile Ufficio Studi

Data di pubblicazione

29/10/2025

Categorie tematiche

Energia

Documento Principale

Libero

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