Usa-Ue, i rischi di una guerra dei dazi
Bruxelles annuncia “contromisure ferme e proporzionate”, ma è possibile un accordo in cambio di maggiori importazioni di energia, digitale e difesa. Nel 2024 dall’America il 48% del Gnl importato dai 27
La nuova politica commerciale degli Stati Uniti avvia un intervento protezionistico anche nei confronti dell’Unione europea, con i dazi su acciaio e alluminio, a cui oggi replica la Presidente della Commissione europea von der Leyen, indicando i dazi USA come dannosi e ingiustificati e annunciando “contromisure ferme e proporzionate”. Le nuove tariffe sull’import rallentano la ripresa del commercio internazionale, generano incertezze che frenano consumi e investimenti, mentre gravano sui prezzi pagati da imprese e consumatori statunitensi. Un eccesso di inflazione potrebbe determinare un rialzo dei tassi da parte della FED e una rivalutazione del dollaro che, penalizzando le esportazioni USA, genererebbe un paradossale effetto opposto a quello atteso dai dazi.
I dazi sono introdotti come conseguenza del disavanzo commerciale degli USA nei confronti dell’Ue a 27. L’imposizione di dazi sulla importazioni USA potrebbe essere attenuata a seguito di una trattativa – come si sta registrando nei confronti di Messico e Canada – che potrebbe prevedere lo scambio tra minori dazi per i prodotti Ue e maggiori acquisti di energia dagli Stati Uniti, una ipotesi delineata già dopo l’elezione di Trump in una intervista del Presidente della Bce Lagarde. Il negoziato potrebbe ampliarsi considerando gli acquisti per la difesa e le importazioni di tecnologie digitali. Servirà uno stretto coordinamento tra i 27 Paesi dell’Unione – un esito tutt’altro che scontato – dato che le decisioni sulle importazioni sono di imprese e governi dei singoli paesi.
Ue in avanzo commerciale con USA – Nel 2024, ultimo dodici mesi a novembre, l’Unione europea registra un avanzo commerciale con gli Stati Uniti pari a 193,1 miliardi di euro, pari all’1,1% del PIL dell’Ue. L’Italia presenta il terzo saldo import-export con gli USA, pari a 38,5 miliardi di euro, inferiore solo a quello di Germania (91,2 miliardi) e Irlanda (49,0 miliardi). È proprio quest’ultimo paese che presenta il maggiore avanzo in rapporto al PIL, pari al 9,5%, davanti all’Austria (2,8% del PIL), Germania (2,1% del PIL) e Italia (1,8% del PIL).
Le importazioni di gas dagli USA – L’analisi dei dati Eurostat sui volumi delle importazioni di gas naturale, relativi al 2023, evidenzia che gli USA sono il secondo fornitore di gas naturale dell’Unione europea, con il 16% dei volumi importati, dietro alla Norvegia (22,2%) e davanti ad Algeria (11,5%), Russia (9,3%), Paesi Bassi (7,1%), Belgio (5,0%) e Qatar (4,3%).
L’analisi dei dati di Bruegel sul volume di import di GNL dell’Ue indica che nel 2024 gli USA mantengono la posizione di leadership nella fornitura di gas naturale liquefatto all’Unione europea, con il 48,0% delle importazioni di GNL che proviene dall’America (era 49,8% nel 2023), seguita dalla Russia con 18,9% (quota in aumento rispetto al 13,3% nel 2023), dai Paesi africani con il 14,9% (era 18,8% nel 2023), dal Medio Oriente con l’11,7% (era 13,5% nel 2023) e dal resto del mondo per il 6,5% (era 4,5% nel 2023).
Per l’Italia i dati sul valore delle importazioni nei primi dieci mesi del 2024 gli Stati Uniti sono il sesto fornitore di gas naturale dell’Italia, con una quota dell’8,0%, dietro ad Algeria con il 42,8%, Azerbaigian con 16,2%, Qatar e Russia con 9,4% e Norvegia con 8,3%. Nel corso del 2024 la Russia scala due posizioni, superando la Norvegia e gli Stati Uniti. Gli USA salgono al secondo posto per forniture di GNL all’Italia, con una quota del 35,8%, dietro al Qatar che detiene una quota del 42,0% e davanti all’Algeria che presenta una quota del 14,0%.
Sulle trattative per disinnescare i dazi potrebbero entrare anche gli acquisti di beni per la difesa e applicazioni di tecnologie digitali. L’evoluzione dell’import di armamenti si intreccia con la dinamica della spesa pubblica per la difesa, che per i paesi membri della NATO ha un valore di riferimento del 2,0% del PIL, e che potrebbe essere alato al 2,5%. Per l’Italia nel 2024 la spesa è dell’1,5% del PIL, con un impegno di raggiungere il 2% nel 2028. Un incremento del bilancio per difesa troverebbe il vincolo dell’incremento della spesa primaria netta (+1,5% all’anno) richiesto dalle nuove regole europee. Nell’ultimo Consiglio europeo informale la Commissione ha annunciato che esaminerà possibili condizioni di flessibilità per consentire l’aumento della spesa nazionale per la difesa.
Infine, secondo i dati di Banca d’Italia della bilancia tecnologica, gli Stati Uniti sono il principale paese di origine delle importazioni di tecnologia, pari a 3,1 miliardi di euro, in aumento rispetto ai 2,3 miliardi del 2022.
Rubrica Imprese ed energia su QE- Quotidiano Energia delL’11 febbraio 2025