Usa-Ue, lo scambio tra dazi e Gnl
Verso il 20 gennaio, Inauguration Day per la presidenza Trump. I possibili impatti sul made in Italy e il posizionamento Italia e Paesi Ue sul gas dagli Stati Uniti
Lunedì prossimo, 20 gennaio, si inaugura il quadriennio della Presidenza degli Stati Uniti di Donald Trump. La nuova amministrazione Usa potrebbe caratterizzarsi, tra l’altro, per un inasprimento della guerra commerciale con la Cina, che potrebbe estendersi anche alle esportazioni dell’Unione europea. Nelle scorse settimane si è delineato, sia nell’intervento del neo eletto Trump che nell’intervista al Financial Times della Presidente della Bce Lagarde, un possibile scambio tra minori dazi per i prodotti Ue e maggiori acquisti di gas naturale liquefatto (GNL) dagli Stati Uniti.
Gli effetti dei dazi – Secondo le stime dal National Board of Trade Sweden – agenzia governativa svedese per il commercio internazionale – in uno scenario più sfavorevole, con l’applicazione di dazi addizionali del 20% sulle importazioni degli Usa (del 60% su quelle dalla Cina), si avrebbe un calo del 16,8% dell’export totale dell’Italia verso gli Stati Uniti, mentre in uno scenario che vede l’applicazione di dazi aggiuntivi del 10% il calo si fermerebbe al 4,3%. Gli Stati Uniti, superando la Francia nel 2022, sono il secondo mercato delle esportazioni italiane dietro alla Germania: l’export verso gli Usa nel 2024 (ultimi dodici mesi a settembre) vale 66.422 milioni di euro. Dall’analisi per prodotto si evince che nel triennio 2021-2023 gli Stati Uniti sono il primo mercato per valore dell’export di petrolio raffinato.
Le importazioni di gas dell’Ue – Secondo il report della Commissione europea, nel terzo trimestre 2024 le importazioni di gas nell’UE ammontano a quasi 64 miliardi di metri cubi. Il gas di gasdotto costituiva il 67% delle importazioni (42,5 miliardi di metri cubi) a fronte della quota del GNL del 33% (21,5 miliardi di metri cubi). Nel periodo in esame la Norvegia è il maggiore fornitore di gas dell’UE (33%, 21,3 miliardi di metri cubi), seguita da Russia (20%, 12,7 miliardi di metri cubi) e Stati Uniti (13%, 8,5 miliardi di metri cubi).
Gli Stati Uniti diventano il primo fornitore di GNL dell’Unione europea. Secondo l’analisi proposta nella Relazione annuale di Arera, nel 2023 le importazioni di GNL nell’Ue sono state pari a 98,7 Mt e gli Stati Uniti sono il maggiore fornitore di GNL dell’Ue, rappresentando quasi la metà (45,5%) delle importazioni di GNL dell’Ue, seguiti da Russia (13,5%), Qatar (13,1%), Algeria (7,2%) e Nigeria (6,3%). I maggiori importatori dell’Ue di GNL sono la Francia (22,0% dell’import Ue di GNL), la Spagna (18,7%), l’Olanda (16,7%) e l’Italia (12,4%).
GNL dagli Usa, il posizionamento dell’Italia – L’analisi dei dati Istat sul valore dell’import di gas evidenzia che nei primi nove mesi del 2024 gli Stati Uniti sono il sesto fornitore di gas dell’Italia, con una quota del 7,6%, dietro ad Algeria (42,7%), Azerbaigian con 15,8%, Russia con 10,0%, Qatar con 9,6% e Norvegia con 8,7%. Gli Usa salgono al secondo posto per forniture di GNL con una quota del 34,5% del GNL importato dal mondo, dietro al Qatar che detiene una quota del 43,6% e davanti all’Algeria che segna una quota del 14,8%. Per una analisi della dinamica delle quote dell’import di gas si veda QE del 26/11.
Sempre nei primi nove mesi del 2024 l’Italia è il quarto paese Ue per import di GNL dagli Stati Uniti, con una quota del 10,3% dell’import di gas Ue dagli Usa, dietro a Paesi Bassi (35,9%), Francia (21,8%) e Spagna (11,0%).
I segnali rialzisti sui prezzi – Nel 32° report congiunturale di Confartigianato pubblicato ieri viene evidenziato il trend rialzista degli ultimi mesi del costo del gas. A gennaio 2025 (media al 13/1) l’ Italian Gas Index elaborato dal GME registra una crescita del 76,1% rispetto i minimi di febbraio dello scorso anno, mentre si segnala una crescita del prezzo all’ingrosso dell’energia elettrica che a gennaio 2025 è del 55,1% superiore ai minimi di aprile 2024. Tali dinamiche ritardano la stabilizzazione dei prezzi dell’energia: nel 2024 i consumatori italiani pagano prezzi di elettricità e gas che sono ancora superiori del 46,9% ai livelli del 2021, anno precedente allo scoppio della crisi energetica.
Rubrica Imprese ed energia su QE- Quotidiano Energia del 14 gennaio 2025