Verso il G7 Energia e Clima, la posizione dell’Italia nel confronto su dieci indicatori
Ampio squilibrio tra emissioni e tasse ambientali. Pesano i prezzi di elettricità e gas e la bolletta energetica, Fer da sviluppare
La posizione dell’Italia nella transizione green è uno dei temi al centro dei lavori della riunione ministeriale del G7 su Clima, Energia e Ambiente che si tiene alla Reggia di Venaria Reale, in Piemonte, dal 28 al 30 aprile.
L‘Italia è la quinta economia del G7 e si colloca al quarto posto per peso del settore energetico, pari al 2,0% del valore aggiunto, a fronte del 2,7% della media del G7. L’economia italiana è stata la locomotiva del Gruppo nella ripresa post pandemia. Tra il 2019 e il 2024 l’Italia si colloca al secondo posto tra i paesi del G7 per crescita del PIL pro capite, segnano un +5,2% dietro al +6,0% registrato negli Stati Uniti, per salire al primo posto sia per la riduzione del tasso di disoccupazione, con un calo di 2,1 punti percentuali nel periodo, che per la crescita del rapporto investimenti/PIL, aumentato di 3,6 punti percentuali.
In ambito energetico e climatico l’ Italia, caratterizzata da una specializzazione produttiva meno energy intensive, registra un più basso livello di emissioni di CO2 pro capite, per cui l’Italia è al quinto posto, davanti a Regno Unito e Francia. Pur con emissioni per abitante dimezzate (-46,6%) rispetto alla media del gruppo dei Sette, l’Italia sale al primo posto per tassazione energetica e ambientale. Nel confronto europeo tra i due maggiori paesi manifatturieri dell’Unione europea, l’Italia registra emissioni per abitante del 22,8% inferiori a quella della Germania ma presenta una tassazione ambientale pressoché doppia a quella che grava sull’economia tedesca, in paradossale contrasto con il principio della legislazione ambientale europea ‘chi inquina paga’.
Il saldo del commercio estero di energia – i dati sono relativi al 2022, l’anno della crisi energetica – è in territorio positivo solo nei due paesi del Nord America: è vicino al pareggio negli Stati Uniti (0,1% del PIL) e sale al 7,3% in Canada, quarto produttore mondiale di petrolio. La bolletta energetica, in territorio negativo, pesa per il 2,3% del PIL nel Regno Unito e per il 2,7% in Francia, si amplia al 4,0% in Germania e arriva ai massimi in Italia (6,5%) e Giappone (6,6%). Per l’Italia l’alta dipendenza energetica si associa ai più elevati prezzi pagati dalle imprese per elettricità e gas nei sette paesi, risultando più che doppi (il 136% in più circa) rispetto alla media del gruppo, mentre il prezzo dei carburanti è maggiormente allineato (+12,8%, con l’Italia che si colloca al quarto posto). In Italia e Regno Unito vi è un maggiore ritardo nello sgonfiamento della bolla dei prezzi causata dalla crisi energetica, con i prezzi retail che nel 2023 rimangono rispettivamente del 52,6% e del 54,3% al di sopra della media del 2021.
Nonostante la dipendenza dall’estero e i costi di elettricità e gas più elevati, l’Italia non sfrutta appieno l’energia da fonti rinnovabili. L’Italia è al quarto posto per produzione di elettricità da fonti rinnovabili pari al 35,2% della produzione totale, collocandosi dietro a Canada (69,1%), Germania (43,0%) e Regno Unito (41,9%). Il nostro Paese copre l’analoga posizione per la produzione per abitante di energia solare, pari a 508 Kwh per abitante, dietro a Giappone (791), Germania (718) e Stati Uniti (648).
Rubrica Imprese ed energia su QE- Quotidiano Energia del 23 aprile 2024