Verso la Manovra, luci e ombre della finanza pubblica, QE-Quotidiano Energia

Verso la Manovra, luci e ombre della finanza pubblica
In arrivo il Dpfp e entro il 20 ottobre il Ddl di bilancio in Parlamento. I nodi della pressione fiscale, difesa, debito/Pil, incentivi, costo dell’energia e bonus edilizi

Nei prossimi venti giorni si delineano le date chiave per la politica fiscale. Entro il 2 ottobre è atteso l’aggiornamento del quadro di finanza pubblica nel Documento programmatico di finanza pubblica (Dpfp), mentre entro il 15 ottobre va inviato alla Commissione europea il Documento programmatico di Bilancio e per il 20 ottobre deve essere presentato al Parlamento il disegno di legge di Bilancio. Come sempre, il dibattito sulla manovra mette in evidenza luci e ombre della finanza pubblica italiana.

Le luci del quadro di finanza pubblica – Dopo la revisione al rialzo della crescita del PIL da parte dell’Istat, il buon andamento delle entrate tributarie e la spesa per interessi che beneficia del rientro dello spread sui livelli del 2010, precedenti alla crisi del debito sovrano, potrebbero far rientrare il rapporto deficit/PIL sotto al 3% già nel 2025, delineando una possibile uscita anticipata dalla procedura per deficit eccessivo. Sul fronte del tasso di crescita della spesa primaria netta, parametro chiave delle nuove regole di bilancio europee, una recente analisi dell’Ufficio parlamentare di bilancio evidenzia che l’Italia nel 2025 non presenta scostamenti dal trend programmato della spesa primaria netta.

I nodi da sciogliere nella prossima manovra – Tra gli interventi è ipotizzata una riduzione dell’Irpef finalizzata a contenere la pressione fiscale, che in Italia rimane elevata. Nel 2025 il carico fiscale, calcolato in rapporto al PIL nelle previsioni di maggio dalla Commissione europea per il 2025, rimane di 2,2 punti percentuali più elevato della media europea. Sul divario pesa il mezzo punto di PIL di maggiore tassazione ambientale ed energetica. La manovra andrà a definire il sentiero di spesa per la difesa, alla luce del nuovo target del 5% del PIL per i paesi della NATO. Le ultime stime fornite dalla NATO indicano che la spesa in Italia nel 2025 è salita al 2,04% del PIL (era 1,5% nel 2024). Le valutazioni dell’Ufficio parlamentare di bilancio indicano che un eventuale pieno utilizzo della flessibilità sui conti pubblici offerta dalla Commissione europea impatta per 25,2 punti sul rapporto debito/PIL al 2041. Elevate quote di importazioni di armamenti e di spesa per il personale depotenziano l’effetto espansivo della spesa. Il finanziamento degli interventi per la difesa mette a rischio altre poste di spesa meno rigida, in particolare quelle per gli investimenti pubblici, gli interventi anticiclici, di politica industriale e di tutela del territorio. Vi potrebbero essere scarse risorse per fronteggiare l’impatto dei dazi sulle filiere del made in Italy.
La sostenibilità della finanza pubblica italiana poggia su una traiettoria di riduzione del rapporto debito/PIL a partire dal 2027. Un freno dell’allentamento monetario potrebbe pesare sulla spesa per interessi. La politica fiscale in campo energetico deve fare i conti con un maggiore costo dell’energia elettrica pagata dalle piccole imprese del 22,5% rispetto alla media UE su cui grava un divario di quasi mezzo punto di PIL di pressione fiscale energetica aggravato dallo squilibrio del prelievo per oneri (QE 9/9).
Con il riordino degli incentivi agli investimenti vanno messi in circolo nell’economia reale i 4,2 miliardi di euro di risorse non utilizzate di Transizione 5.0, privilegiando il modello di sviluppo sostenibile delle piccole imprese più diffuse in settori a bassa intensità di emissioni, evitando la concentrazione sulle grandi imprese energivore.
Sempre in chiave green, nella manovra dovranno essere rifinanziati i bonus edilizi, necessari per raggiungere gli ambiziosi obiettivi di risparmio energetico da conseguire con la direttiva europea sulla prestazione energetica nell’edilizia (EPBD): secondo il Piano Nazionale integrato Energia e Clima (PNIEC) il tasso di riqualificazione annuo del settore residenziale che nel presente decennio 2020-2030 è dell’1,9% dovrebbe salire al 2,7% nel decennio 2030-2040.
Infine, va ricordato che un significativo impulso fiscale sull’economia reale deriva dagli interventi del PNRR, i quali, però, presentano un significativo ritardo di attuazione. L’analisi dei dati della Corte dei conti evidenzia che nel 2024 è stato realizzato solamente il 44% della spesa previsto nel cronoprogramma finanziario e, a meno di un anno dalla deadline di fine agosto 2026, rimangono da spendere 130,3 miliardi di euro, il 67,0% dei 194,4 miliardi di dotazione.

Rubrica Imprese ed energia su QE- Quotidiano Energia del 1° ottobre 2025


Autore

E. Quintavalle - Responsabile Ufficio Studi

Data di pubblicazione

01/10/2025

Categorie tematiche

Energia

Documento Principale

Libero

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