APPENDICE STATISTICA con dati territoriali al 20° report ‘La calda estate dei prezzi

Contenuti dell’Appendice statistica al 20° report con dati per regione e provincia

1) PREZZI AL CONSUMO. Dinamica tendenziale dell'indice generale e delle divisioni di spesa a maggio 2021 e marzo, aprile e maggio del 2022;

2) EXPORT. Manifatturiero, settori a maggior concentrazione di MPI (totale e al netto della moda) e Moda: valore cumulato II trimestre 2021-I trimestre 2022, dinamica tendenziale del valore cumulato e del I trimestre 2022 e dinamica del valore cumulato su 2019 (pre crisi);

3) STARTUP. Iscrizioni nel 2019, nei 12 mesi giugno 2021 maggio 2022 e nei primi 5 mesi di 2019, 2021 e 2022, dinamica tendenziale e su stesso periodo del 2019 dei primi 5 mesi 2022; rapporto tra iscrizioni nel 2019 e stock di imprese registrate a fine 2019 e rapporto tra iscrizioni nei 12 mesi giugno 2021 maggio 2022 e stock di imprese registrate a fine I trimestre 2022 (ultimo dato disponibile);

4) INDICE GOOGLE MOBILITY NEGOZI E LUOGHI DI RICREAZIONE E HUB DI TRASPORTO. Media 2020 (dal 15 febbraio), 2021, 2022 (fino al 15 giugno) e 3 mesi 16 marzo-15 giugno 2022.


Rapporto Meccanica 2022 'Frenata della ripresa tra guerra e strozzature delle filiere globali'

Con il prolungamento del conflitto in Ucraina sta aumentando l'incertezza, con ripercussioni sulla propensione ad investire. Il rialzo dell'inflazione ha innescato un cambio di direzione della politica monetaria, con il termine degli acquisti di titoli e il probabile aumento dei tassi a partire dal prossimo mese di luglio. In tale contesto di registra un marcato rallentamento dei giudizi su ordini interni di beni strumentali e un contenimento anche per quanto riguarda le attese. La tendenze del settore della meccanica sono emerse il 9 giugno 2022 nella presentazione dell’Ufficio Studi del Rapporto Meccanica 2022, “Meccanica, la frenata della ripresa tra guerra e strozzature delle filiere globali”  nel corso dei Consigli Direttivi congiunti dei mestieri di Confartigianato Meccanica convocati al Villagio Confartigianato al MECSPE 2022 di Bologna Fiere.
Key data del settore della meccanica - La meccanica rappresenta un settore chiave della tecnologia made in Italy, generando un fatturato di 365,1 miliardi di euro e 197,6 miliardi di euro di esportazioni (ultimi 12 mesi marzo 2021-febbraio 2022), pari al 37,1% delle esportazioni totali, e conta sull’apporto di 172.581 imprese registrate alla fine del primo trimestre 2022, di cui la metà (51,5%) è rappresentato da 88.931 imprese artigiane. Rilevante il peso occupazionale del settore: nei 13 comparti in cui operano le imprese della Meccanica complessivamente si contano 1.076.143 addetti in micro, piccole e medie imprese con meno di 250 addetti, pari al 72,6% del totale, una quota doppia rispetto al 34,7% della Germania e superiore di ben 24,9 punti rispetto alla media Ue del 47,7%.
Le tendenze della congiuntura - Un segnale positivo arriva dai conti nazionali, che nel primo trimestre 2022 registrano un aumento congiunturale del 3,9% degli investimenti in macchinari e impianti - al netto dei mezzi di trasporto. Come anticipato da una nostra recente analisi, l’Italia è l'unico tra i maggiori paesi Ue che già nel 2021 recupera i livelli pre-pandemia degli investimenti in macchinari che nel 2022 registrano un ulteriore aumento che colloca questa voce al di sopra del 3,7% rispetto al livello del 2019, a fronte del ritardo del 4,5% della Francia e dell'8,3% della Germania. Sul fronte delle esportazioni pesano la frenata della Cina e il crollo dell’export in Russia. Nei primi quattro mesi del 2022 le vendite del made in Italy in Cina sono del 3% inferiori rispetto allo stesso periodo del 2021; nei primi tre mesi dell'anno le vendite di macchinari sul mercato cinese segnano una caduta del 16,9%. Sono tangibili gli effetti della guerra: l’export verso la Russia ad aprile si dimezza (-48,4%) e nei primi quattro mesi del 2022 scende del 19,3%; su questo mercato le vendite di macchinari a marzo crollano del 60,0% e nei primi tre mesi dell'anno scendono del 17,4%. Il Rapporto propone una analisi, svolta in collaborazione con l’Osservatorio MPI di Confartigianato Emilia Romagna, sull’esposizione dei territori per vendite di macchinari in Cina e sul teatro di guerra (Russia e Ucraina). Nel confronto internazionale l'export della Meccanica nei tre mesi dicembre 2021-febbraio 2022 cresce del 18,0% in un anno, quasi il doppio rispetto al +9,5% della media Ue, e del 13,6% rispetto allo stesso periodo pre-crisi di due anni prima, anche in questo caso superiore rispetto alla media Ue (+11,3%): le performance italiane sono le migliori tra i principali paesi dell'Ue. Dal report di Confartigianato si delineano i diversi fattori di rischio e incertezza. L'aumento dei prezzi delle materie prime e dei costi dell’energia si trascinerà nel lungo periodo: nel prossimo anno i prezzi dei metalli di base sono stimati superiori del 67% ai livelli del 2019 e per le commodities energetiche si arriverà al raddoppio (+101%). Alla scarsità di materie prime generata dalle strozzature delle filiere globali e dal conflitto in Ucraina, si associa la difficoltà di reperimento di personale, che nel primo trimestre del 2022 ostacola l'attività dell'8,6% delle imprese della meccanica (+3,2 punti percentuali rispetto alla media della manifattura); a maggio 2022 il 58,3% degli operai metalmeccanici ed elettrotecnici ricercati dalle imprese sono di difficile reperimento, quota salita di 7,8 punti in un anno.


Elaborazione Flash ‘Made in Italy nei settori di MPI, tra pandemia e guerra in Ucraina’

Elaborazione Flash ‘Made in Italy nei settori di MPI, tra pandemia e guerra in Ucraina’ con l’allegata Appendice statistica ‘Esportazioni dei settori MPI nel 2021 per regione e provincia’ in formato xls con i dati per regione e provincia sul trend 2021 dell’export nei settori di MPI.

Il lavoro propone in apertura alcune evidenze sullo status dell’Italia come importante fornitore europeo di prodotti nei settori di MPI a Russia e Ucraina, da cui si evidenzia il primato del made in Italy in Ue su questi due mercati per moda, mobili e gioielleria  e per un cluster di 11 tipologie di prodotti. Dopo aver esaminato la moda in una recente Elaborazione Flash dedicata, il lavoro dedica due focus settoriali su mobili e gioielleria; nel primo approfondimento, inoltre, si evidenziano le importazioni da Russia e Ucraina di semilavorati e prodotti di legno utilizzati nella produzione di mobili. Successivamente viene esaminato il valore delle esportazioni nel 2021 dei beni di lusso rientranti nel perimetro oggetto di sanzioni Ue contro la Russia, applicate sopra una soglia, di norma, di 300 euro di costo unitario. Un paragrafo è dedicato all’analisi di alcune criticità della produzione manifatturiera  - scarsità di materiali, elevato costo del nolo di container e rallentamento dell’import cinese -  che già rallentavano la ripresa dell’export prima dello scoppio della guerra. Al centro del lavoro l’analisi di consistenza e dinamica dell’export nei settori a maggior concentrazione di MPI, che nel 2021 raggiunge il massimo storico del peso del valore sul PIL, pur registrando il pesante ritardo della moda.
L’Appendice statistica ‘Esportazioni dei settori MPI nel 2021 per regione e provincia’ in formato XLS contiene i dati per regione e provincia su: ammontare nel 2021 delle esportazioni di Manifatturiero, del totale dei nove settori a maggior concentrazione di MPI (di cui sono proposti anche dati di dettaglio settoriale su ammontare, composizione e dinamica 2021 su 2019), settori a maggior concentrazione di MPI al netto della Moda e Moda e la loro relativa dinamica tendenziale e su 2019.

 'Made in Italy nei settori di MPI, tra pandemia e guerra in Ucraina' - Indice

Export in settori di MPI in Russia e Ucraina: Italia leader in Ue per mobili e moda
Italia 1° esportatore in 11 gruppi e 25 classi di prodotti del made in Italy
Focus 1/ il settore dei mobili e l’esposizione sul mercato russo
L’import di legno piallato e tagliato, fogli e pannelli a base di legno dal teatro di guerra
Focus 2/ esportazioni di Gioielleria in Russia e Ucraina
Beni di lusso oggetto di sanzioni Ue contro la Russia: nel 2021 2,2 miliardi di export
Criticità e segnali di rallentamento prima dello scoppio della guerra
Export in settori di MPI: nel 2021 recupero dei livelli pre-pandemia, al massimo storico
Riferimenti e fonti dati

 


Appendice statistica ‘Esportazioni dei settori MPI nel 2021 per regione e provincia’ in formato xls

L’Appendice statistica ‘Esportazioni dei settori MPI nel 2021 per regione e provincia’ allegata all'Elaborazione Flash ‘Made in Italy nei settori di MPI, tra pandemia e guerra in Ucraina’

Il file XLS contiene i dati per regione e provincia su: ammontare nel 2021 delle esportazioni di Manifatturiero, del totale dei nove settori a maggior concentrazione di MPI (di cui sono proposti anche dati di dettaglio settoriale su ammontare, composizione e dinamica 2021 su 2019), settori a maggior concentrazione di MPI al netto della Moda e Moda e la loro relativa dinamica tendenziale e su 2019.


APPENDICE STATISTICA ‘Imprese, MPI, artigianato ed export della Moda nel territorio'

Appendice statistica ‘Imprese, MPI, artigianato ed esportazioni della Moda nel territorio' allegata all'Elaborazione Flash 'Il ritardo della ripresa della Moda italiana, un fattore di crisi europeo'.

La Moda italiana rappresenta una eccellenza del made in Italy, anche grazie all'ampia base produttiva di micro e piccole imprese ad alta vocazione artigiana, capace di offrire un prodotto di qualità. I dati di fonte Istat indicano che le micro e piccole imprese con meno di 50 addetti sono 55.308 e contano 305.822 addetti che rappresentano il 65,8% del settore, 13,8 punti percentuali in più del 52,0% del Manifatturiero. In chiave territoriale si osserva che l’occupazione delle imprese della Moda delle prime sei regioni italiane del settore - Toscana, Lombardia, Veneto, Campania, Marche ed Emilia Romagna – cumula complessivi 379 mila addetti, di poco inferiore all'occupazione (386 mila addetti) delle omologhe imprese di Spagna, Germania e Francia messe insieme.

La Moda di micro-piccola impresa nei territori
Rispetto agli occupati di tutti i settori la quota degli addetti delle MPI della Moda è dell’1,8% e le regioni che mostrano quote oltre la media sono Toscana (7,5%), Marche (5,5%), Umbria (2,8%), Campania (2,7%), Veneto (2,4%) e Abruzzo e Puglia (entrambe con 2,2%). In chiave provinciale gli addetti delle MPI della Moda sono un terzo (34,8%) degli addetti a Prato ed un quinto (20,3%) a Fermo; seguono, con una quota più che doppia rispetto alla media nazionale, Barletta-Andria-Trani (8,7%), Pisa (8,4%), Pistoia (7,4%), Firenze (7,3%), Biella (7,0%), Macerata (7,0%), Teramo (6,1%), Rovigo (5,2%), Arezzo (4,7%) e Avellino (3,7%).

L'alta vocazione artigiana della Moda
Le 35.466 imprese artigiane della Moda contano 154.801 addetti, un terzo (33,3%) degli addetti del settore e lo 0,9% degli addetti del totale economia non agricola. Tra le principali regioni in cui si superano i 5 mila addetti della Moda, si rilevano quote superiori alla media in Umbria (45,8%), Toscana (45,3%), Marche (42,9%), Emilia-Romagna (39,4%), Veneto (35,1%) e Lazio (33,9%). Nelle restanti regioni oltre i due terzi degli addetti della Moda è in imprese artigiane, incidenza quindi doppia rispetto alla media, in Liguria (73,3%), Valle d'Aosta (70,8%), Sardegna (67,4%). Tra le principali otto province, in cui si superano i 500 addetti della Moda, con un peso degli occupati in imprese artigiane sul totale del settore più elevato della media troviamo Rovigo (71,0%), Genova (66,0%), Terni (65,4%), Ravenna (62,3%), Piacenza (58,5%), Ferrara (52,4%), Prato (51,6%) e Siena (51,0%). Nelle altre venti province in cui l'occupazione nelle imprese artigiane presenta un peso superiore alla media, tale quota è più elevata a Oristano (93,9%), Imperia (92,9%), La Spezia (91,4%), Savona (90,2%), Nuoro (77,5%) e Livorno (77,0%).

Appendice statistica in formato xls: il contenuto in 4 fogli
 i) Moda_MPI_artig_imp_add_REG - consistenza per regione delle MPI dei comparti Tessile, Abbigliamento, Pelle e del TAC, incidenza delle MPI su totale imprese del TAC, incidenza delle MPI del TAC sul totale economia, totale TAC, artigianato del TAC, incidenza dell'artigianato del TAC su totale TAC, tutte evidenze declinate per le imprese e per gli addetti;
ii) Moda_MPI_artig_imp_add_PROV-la consistenza per provincia delle MPI dei comparti Tessile, Abbigliamento, Pelle e del TAC, incidenza delle MPI su totale imprese del TAC, incidenza delle MPI del TAC sul totale economia, totale TAC, artigianato del TAC, incidenza dell'artigianato del TAC su totale TAC, tutte evidenze declinate per le imprese e per gli addetti;
iii) exportModa_I-IIItrim2021_REG- Ammontare per regione delle esportazioni di Moda, Manifatturiero e nove Settori a maggior concentrazione di MPI nei primi 9 mesi del 2021, dinamica tendenziale e su stesso periodo del 2019 ed incidenza delle esportazioni della Moda su quelle del Manifatturiero e dei Settori a maggior concentrazione di MPI nei primi 9 mesi del 2021;
iv) exportModa_I-IIItrim2021_PROV - Ammontare per provincia delle esportazioni di Moda, Manifatturiero e nove Settori a maggior concentrazione di MPI nei primi 9 mesi del 2021, dinamica tendenziale e su stesso periodo del 2019 ed incidenza delle esportazioni della Moda su quelle del Manifatturiero e dei Settori a maggior concentrazione di MPI nei primi 9 mesi del 2021.

 


APPENDICE STATISTICA 'Invasione Ucraina: il made in Italy nel teatro di guerra per territorio'

Appendice statistica ‘Invasione Ucraina: il made in Italy nel teatro di guerra per territorio’. contiene 4 fogli:

1) export_2021_Russia_Ucraina_REG Export manifatturiero in Russia e Ucraina e peso su economia per regione

2) export_2021_Russia_Ucraina_PROV Export manifatturiero in Russia e Ucraina e peso su economia per provincia

3) var.%2013-2021_RUS_UKR_REG Trend export manifatturiero in Russia e Ucraina 2013-2021 per regione

4) var. % 2013-2021_RUS_UKR_PROV Trend export manifatturiero in Russia e Ucraina 2013-2021 per provincia


report 'Key data – Oreficeria' - speciale Dubai, ICE “Italian Sustainable Jewelry”

Confartigianato Imprese ha preso parte all’Innovation Talk “Italian Sustainable Jewelry” organizzato da ICE il 21 febbraio 2022 a Dubai, nell’ambito degli eventi di ExpoDubai dedicati al comparto orafo. La presenza di Confartigianato ha visto l’intervento del Prof. Lorenzo Zanni (Professore Ordinario di Economia e gestione delle imprese presso l’Università di Siena), dal titolo “The challenge of sustainability for Made in Italy jewelry – gold industry: from a single business strategy to a collective strategy”, centrato sul tema della sostenibilità ambientale e sociale nel comparto orafo. Nell’intervento sono stati richiamati alcuni dati dell’allegato report settoriale dell’Ufficio Studi ‘Key data - Oreficeria’, con evidenze su struttura imprenditoriale, esportazioni e imprese certificate RJC.
Il comparto orafo conta 11.389 imprese a fine a fine 2021 che danno lavoro a quasi 31 mila addetti e nel confronto internazionale l'Italia è prima per addetti in Ue, con ampio distacco rispetto a Francia (19,9 mila addetti) e Germania (16,8 mila addetti). Spiccata la vocazione artigiana dell’oreficeria italiana che conta 8.642 imprese artigiane e rappresenta i tre quarti (75,9%) delle imprese del comparto, quota ampiamente superiore rispetto al 21,2% osservato nel totale economia; in termini occupazionali i quasi 16 mila addetti dell'artigianato del comparto sono il 51,9% del comparto e anche in questo caso si supera nettamente la media del 15,0%.
Nei primi 11 mesi del 2021 la produzione del comparto orafo è ai massimi dal 2007 e supera del 31,3% quella dell'Ue: il comparto supera inoltre dell'11,4% il livello pre-crisi dello stesso periodo del 2019 mentre l'Ue si ferma a +2,3% ed è in controtendenza rispetto al Manifatturiero italiano che inferiore al livello pre-crisi dell'1,0%.
L'Italia primeggia in Ue anche per valore delle esportazioni che ammontano a 8 miliardi nei 12 mesi tra novembre 2020 e ottobre 2021 e superano i 5,6 miliardi della Francia, i 3,4 miliardi del Belgio ed i 3,4 miliardi della Germania. Rispetto allo stesso periodo di due anni prima le vendite italiane all'estero di questi prodotti crescono del 6,7% in controtendenza rispetto al -0,8% dell'Ue a 27 e facendo meglio rispetto all'intero made in Italy che registra un +4,9%.
L’analisi dei mercati di destinazione dei prodotti dell’oreficeria made in Italy mostra che il primo cliente di prodotti orafi del nostro Paese sono gli USA con acquisti per 1,3 miliardi di euro ed una quota del 16,3%, seguiti dalla Svizzera con 1 miliardo (13,6%) e dagli Emirati Arabi Unito con 876 milioni (10,9%). Il comparto orafo è fortemente presente nei mercati extra Ue che assorbono tre quarti (76,2%) delle esportazioni, a fronte del 67,5% dell'Ue e del 47,9% del made in Italy: rispetto al pre-crisi i mercati extra Ue crescono del 5,0% e vengono superati dai mercati Ue con un aumento del +12,7%.
Il settore presenta un marcata specializzazione distrettuale, con una forte concentrazione nelle province di Arezzo, Vicenza e Alessandria: gli ultimi dati disponibili per i dodici mesi terminanti a settembre 2021 le indicano come le prime province esportatrici italiane rispettivamente con 2.398 milioni di euro, 1.574 milioni e 1.388 milioni che complessivamente rappresentano il 69,2% delle vendite italiane all'estero del comparto. In termini di dinamica nei primi 9 mesi del 2019 si rileva una crescita del comparto orafo del 68,1%, molto più vivace rispetto al +19,5% del made in Italy, con in particolare un rimbalzo del +92,4% per Arezzo. Il comparto supera inoltre il livello pre-crisi del 7,1% - contribuendo inoltre al +4,0% delle altre manifatture, uno dei settori a maggior concentrazione di MPI - mentre il made in Italy si ferma sul +5,2% ed anche in questo caso tra le prime tre province esportatrici primeggia Arezzo con il +17,3% seguita da Vicenza con il +16,7% mentre Alessandria è in ritardo con un calo del 36,2%.
Il Prof. Zanni ha presentato, come case study, una nostra impresa associata del distretto aretino che ha ottenuto la certificazione RJC (Responsible Jewellery Council) e ha illustrato una panoramica sulla propensione delle imprese verso questo tipo di certificazione e sugli effetti positivi in termini economici e di percezione dell’affidabilità dell’impresa da parte del consumatore che la certificazione RJC (o altre), può fornire alle PMI. Nella ricerca della qualità produttiva e di design che da sempre caratterizza il comparto si sta ampliando l'aspetto etico ed ambientale: dal report di Confartigianato si evince che l’Italia è prima al mondo per imprese certificate da RJC con 210 delle 1.411 imprese totali che per i tre quarti (76,7%) sono produttori e/o grossisti di gioielli e orologi (161 imprese), quota di ben 22,4 punti percentuali più alta rispetto a quella media mondiale (54,2%).


APPENDICE STATISTICA ‘Crisi Ucraina: il made in Italy in Russia, 2013-2021’

Appendice statistica ‘Crisi Ucraina: il made in Italy in Russia, 2013-2021'

Il made in Italy in Russia tra il 2013 e il 2021 - Le conseguenze del precedente conflitto russo-ucraino di otto anni fa si sono scaricate interamente sulle esportazioni verso la Russia che, tra il 2013 e il 2021, per l’Unione europea a 27 cumulano un calo del 23,4%, con una maggiore penalizzazione del made in Italy (-29,3%) rispetto alle esportazioni di Germania (-26,1%), Spagna (-21,9%) e Francia (-19,6%). Tra i prodotti maggiormente venduti dalle imprese italiane in Russia, nei sette anni in esame, il calo è drammatico per la moda (-43,4%), rimane severo per i macchinari (-26,7%), mentre, in controtendenza, sale l’export della chimica (+20,6%). In chiave territoriale, tra le otto regioni maggiormente presenti sul mercato russo nove anni fa, tra il 2013 e il 2021 l’export è crollato in Abruzzo, dove segna un -75,9%, nelle Marche  con -59,6% e in Toscana con  -40,4%. Forti cali, seppure più allineati alla media, anche per Lombardia con -30,4%, Veneto con -26,2% ed Emilia-Romagna  con -25,2%. Riduzioni progressivamente attenuate per Lazio con -12,4% e Piemonte  con -1,8%. Tra le prime venti province presenti sul mercato russo, per sette di queste tra 2013 e 2021 le esportazioni verso la Russia sono più che dimezzate: per Chieti, dove segnano un -81,4%, Fermo  con -70,3%, Mantova  con -61,3%, Varese  e Rimini con -59,7% e Como  con -54,4%.

Il made in Italy in Russia nel 2021 - Sulla base delle stime preliminari dall'Istat, si calcola che nel 2021 l'Italia ha un interscambio con la Russia di 7.697 milioni di euro di esportazioni e di 13.984 milioni di euro di importazioni, di cui il 53,5% è costituito da petrolio greggio e gas naturale, pari a 6.841 milioni di euro (import cumulato degli ultimi 12 mesi ad ottobre 2021). Nel 2021 le esportazioni verso la Russia segnano un rimbalzo dell'8,8%, ma risultano ancora inferiori del 2,3% rispetto ai livelli pre-pandemia del 2019. Il valore del made in Italy venduto in Russia nel 2021 rimane inferiore del 28,5% ai livelli del 2013, precedenti allo scoppio del conflitto russo-ucraino del 2014.

L’esposizione dei territori sul mercato russo – La regione con la maggiore esposizione sul mercato russo – valutata con l’incidenza percentuale delle esportazioni manifatturiere sul valore aggiunto del territorio – è l’Emilia-Romagna con l’1,00%, seguita da Veneto con 0,89%, Marche con 0,81% Piemonte con 0,64%, Friuli Venezia Giulia con 0,62% e Lombardia con 0,60% Tra le maggiori province, l’export manifatturiero in Russia è almeno l'1% del valore aggiunto del territorio a Vercelli con 1,9%, seguita da Fermo  con 1,7%, Vicenza  con 1,6%, Reggio nell'Emilia  con 1,4%, Frosinone  con 1,2%, Treviso, Bologna e Piacenza  con 1,1% e Rimini, Parma e Macerata con 1,0%.

Appendice statistica ‘Crisi Ucraina: il made in Italy in Russia, 2013-2021’in formato xls: il contenuto dei contenente 4 fogli

1) Export manifatturiero in Russia e peso su economia per regione 2021, somma ultimi quattro trimestri al III trim. 2021,  euro e % su valore aggiunto 2019
2) Export manifatturiero in Russia e peso su economia per provincia 2021, somma ultimi quattro trimestri al III trim. 2021,  euro e % su valore aggiunto 2019
3) Trend export manifatturiero in Russia 2013-2021 per regione I-III trim. 2021 e I-III trim.  2013, euro, var. % cumulata
4) Trend export manifatturiero in Russia 2013-2021 per provincia I-III trim. 2021 e I-III trim.  2013, euro, var. % cumulata, euro, var. % cumulata

 


Elaborazione Flash 'Trend made in Italy, focus settori MPI I-III tr. 2021 per territorio'

Elaborazione Flash 'Trend del made in Italy e focus sui settori di MPI per territorio nei primi tre trimestri del 2021'

Ripresa nella manifattura minacciata dal caro-commodities  - Le strozzature nelle catene di approvvigionamento globali conseguenti alla pandemia hanno generato squilibri tra domanda e offerta, una diffusa scarsità di materie prime, interruzioni nei trasporti, e l’aumento dei tempi di consegna delle merci. Le restrizioni per contrastare la diffusione dei contagi da Covid-19 hanno determinato una riduzione dell’offerta in molti settori, con conseguenti escalation dei prezzi. La logistica è entrata in crisi con la scarsa disponibilità di container, la dilatazione i tempi di permanenza delle merci sulle banchine portuali e gli aumenti straordinari dei costi del trasporto marittimo: a dicembre 2021 il livello dell’indice mondiale del costo dei noli marittimi è 6,4 volte quello di fine 2019 (+168% nell’ultimo anno, dopo una salita del 139% nei dodici mesi precedenti). All’interno delle filiere manifatturiere, le tensioni sui prezzi sono marcate: sulla base dei dati della Banca Mondiale, nella media del 2021 i prezzi delle commodities non energetiche valutati in euro segnano un aumento del 27,8% rispetto un anno prima, mentre è arriva al 76,4% l’aumento dei prezzi dell’energia. Il deragliamento del prezzo del gas europeo travolge le oltre 27 mila imprese che danno lavoro a 169 mila addetti nei settori della metallurgia, del vetro ceramica e prodotti per l’edilizia, della carta e della chimica, dove è più elevato il peso sul fatturato del costo di acquisto del gas. L’alta quota di produzione di elettricità con il gas ribalta lo shock dei prezzi di questa commodity sul costo dell’energia elettrica, mentre l’aumento del prezzo del gasolio si ribalta su maggiori costi del trasporto merci, prevalentemente realizzato su strada. Per approfondire si veda la nostra analisi nell’articolo ‘Rincari energia e materie prime/ I numeri che stanno condannando imprese e famiglie’.
La spinta sui costi delle materie prime e dell’energia per impianti e macchinari sta premendo sui prezzi alla produzione che, a novembre 2021, per la manifattura al netto dell’energia, salgono dell’8,9%, un ritmo mai raggiunto dal 2001, inizio della serie storica disponibile.
Nell’era del digitale, dominata dai fattori produttivi immateriali, si assiste inoltre al paradosso della mancanza di input fisici e tangibili, come le materie prime e il lavoro specializzato. Oltre un terzo della manifattura italiana - 132 mila imprese, che danno lavoro a 1,4 milioni di addetti, pari al 37,2% dell’occupazione manifatturiera - opera in settori chiave del made in Italy come legno e mobili, prodotti in metallo, macchinari e apparecchiature elettriche, in cui si registra, contemporaneamente, insufficienza di materiali e scarsità di manodopera con intensità superiore alla media. La quota sale al 38,8% per l’artigianato, interessando 83 mila imprese artigiane manifatturiere con 349 mila occupati. Un ulteriore 26,7% dell’occupazione manifatturiera – con il 16,7% dell’artigianato manifatturiero – si riferisce a settori in cui si registra un valore superiore alla media per almeno una delle due criticità esaminate. Come delineato in una nostra precedente analisi  ‘I numeri del 22/il doppio pericolo dell'inflazione per l'Italia’, una diffusa pressione inflazionistica orienta in termini restrittivi la politica monetaria,  rallentando ulteriormente la ripresa.

Le  recenti tendenze del made in Italy  - Nonostante il contesto difficile per le imprese manifatturiere italiane posizionate nelle filiere globali del valore, le esportazioni stanno fornendo un contributo decisivo alla ripresa post-pandemia. Nel confronto internazionale proposto da Eurostat (2022), nei primi dieci mesi del 2021 le vendite del made in Italy superano del 5,0% il corrispondente livello del 2019, sovraperformando la crescita dell’1,5% dell'export tedesco, mentre persiste un ritardo del 5,5% dell’export della Francia. Timori scaturiscono da un rallentamento degli scambi internazionali: l'export extra Ue nel trimestre settembre-novembre 2021 segna una ‘crescita zero’ rispetto al trimestre precedente.

 

I contenuti della Elaborazione Flash

Ripresa nella manifattura minacciata dal caro-commodities
Le  recenti tendenze del made in Italy - I settori
Italia leader europea per contributo all’export delle MPI
La competizione nei mercati esteri sostiene l’efficienza delle piccole imprese
Il made in Italy del food, moda, prodotti metallo, legno e mobili: i settori di MPI
I mercati dell’export nei settori di MPI
Pesa il ritardo della ripresa nella moda: l’export nei settori di MPI nel territorio in collaborazione con Ufficio Studi Confartigianato Marche
Le tendenze dei settori di MPI al netto della Moda nel territorio
Le tavole statistiche dell’export nei settori di MPI per regione e provincia
La dinamica delle esportazioni manifatturiere alla luce del rincaro delle materie prime
Riferimenti e fonti dati

 


report ‘Dentro la ripresa - Le tendenze dell’export’

Report  ‘Dentro la ripresa - Le tendenze dell’export’ presentato dall’Ufficio Studi Confartigianato il 14 settembre 2021 durante la riunione in videoconferenza del Gruppo internazionalizzazione, organizzata dalla Direzione Politiche economiche, Internazionalizzazione e Promozione, aperta dal Segretario Generale Vincenzo Mamoli e nella quale è intervenuto il Presidente di ConfExport e di Confartigianato Moda, Fabio Pietrella.

Nella prima metà del 2021 si irrobustiscono i segnali di ripresa – come evidenziato in una nostra recente analisi – con le esportazioni che superano del 4,1% il corrispondente livello del 2019, facendo meglio di Germania (+1,2%) e Francia (-7,0%). L’indagine qualitativa dell’Istat sulle imprese manifatturiere vede nel II trimestre 2021 un miglioramento delle attese sul fatturato all'export delle imprese esportatrici con il saldo che si attesta su 13,5, valore decisamente più alto rispetto al 7,9 rilevato il media nei 12 mesi tra II trimestre 2020 e I trimestre 2021 e che eguaglia quello di tre anni prima.  Segnali preoccupanti provengono invece dall’avvicinamento dei minimi storici del livello delle scorte delle imprese esportatrici, influenzato da scarsa offerta di materie prime e tensioni sui prezzi delle commodities, soprattutto dei metalli.
Nell'analisi centrata sui settori di MPI  - alimentari, moda, mobili, legno, metalli e altra manifattura  - superano i livelli pre pandemia gli Alimentari con il +13,1%, i Mobili con il +6,5%, i Metalli con il +3,5% e le Altre manifatture con il +0,8%. All’opposto i Tessili sono sotto del 12,7%, la Pelle dell’8,4%, l’Abbigliamento del 07,3% ed il Legno dello 0,9%. Si conferma il ritardo della moda:  le esportazioni del TAC sono inferiori dell’8,8% rispetto al livello del 2019 e appesantiscono la performance dei settori di MPI che, infatti, considerati al netto di questo comparto fanno registrare una crescita del 6,4%.
Il report è arricchito da un ampio set di dati per regione e provincia, con il relativo dettaglio settoriale, contenuti nell'Appendice statistica ‘Export settori MPI nel II trimestre 2021 per regione e provincia'.