Il made in Italy nella Federazione Russa. Focsu sui settori MPI



Sintesi del lavoro


Il valore annualizzato ad agosto 2016 dell’export verso la
Federazione Russa è pari a 6.779 milioni di euro e mostra un calo tendenziale dell’11,5%.
In un triennio calo di 3.840 milioni di euro (-36,2%). Il confronto
internazionale relativo agli ultimi dodici mesi (agosto 2015-luglio 2016)
indica che tra i maggiori mercati la Federazione Russa segna il calo più
pesante. L’Italia è il quarto partner della Federazione Russa, con una quota
del 4,5%, dietro la Cina con il 19,3%, la Germania con il 13,4% e la
Bielorussia con il 5,4%. Tra il 2013 e il 2015 le sanzioni influiscono su un calo
della quota dell’Ue pari a 5 punti percentuali in meno; considerando i primi
venti Paesi per quote di mercato nel 2015 tra i Paesi europei solo il Regno
Unito aumenta, seppur lievemente (+0,1 punti percentuali), la propria quota di
mercato nella Federazione Russa, seguono l’Italia e la Repubblica Ceca con una
diminuzione di 0,1 punti, Polonia, Austria e Lituania (tutti con un calo di 0,2
punti), Belgio (-0,3 punti), Paesi Bassi e Finlandia (-0,4 punti), Francia
(-0,5 punti) e Germania (-1,7 punti). Tra i principali Paesi extra europei
aumentano la quota di export Cina (+3,5 punti percentuali), Stati Uniti (+0,3
punti) e Taiwan (+0,1 punti); la Bielorussia è stabile mentre mostrano una
diminuzione Ucraina (-2,1 punti), Corea del Sud (-1,0 punti), Giappone (-0,7
punti) e Turchia (-0,2 punti).




L’export viene penalizzato dall’andamento del tasso di
cambio del rublo: ad agosto 2016 si osserva un deprezzamento del rublo nei
confronti dell’euro del 51,1% rispetto a due anni prima.




La regione italiana con la maggiore esposizione nei settori
di MPI sul mercato russo – valutata come incidenza percentuale delle
esportazioni manifatturiere dei settori a più alta concentrazione di MPI sul
valore aggiunto del territorio – è le Marche con lo 0,78%, segue
l’Emilia-Romagna con lo 0,37%, il Veneto con lo 0,35% e la Toscana con lo
0,23%. Tra le prime dieci province per esposizione, spicca Fermo con l’export
di MPI sul valore aggiunto regionale pari al 2,83%, seguita – a molta distanza
- da Macerata con lo 0,88%, Rimini con lo 0,87%, Reggio Emilia con lo 0,81%,
Ascoli Piceno con lo 0,67%, Pesaro-Urbino con lo 0,65%, Vicenza con lo 0,60%,
Treviso con lo 0,59%, Pordenone con lo 0,54% e Forlì-Cesena con lo 0,53%.




Al I semestre 2016 le esportazioni nei settori di MPI si
concentrano per il 78,6% in cinque regioni: Lombardia con il 22,6%,
Emilia-Romagna con il 19,1%, Veneto con il 18,6%, Marche con il 10,0% e Toscana
con l’8,2%. In tutte queste regioni si osserva una dinamica negativa: la
peggiore nelle Marche (calo del 17,9%), segue Lombardia (-13,6%), Toscana
(-8,0%), Emilia-Romagna (-5,5%) e Veneto (-2,7%). Tra le prime 20 province per
quota di export nei settori di MPI nella Federazione Russa - che concentrano il
67,4% dell’export dei settori di MPI - solo sei sono in controtendenza e
registrano una crescita: Pordenone con il +64,4%, Torino con il +17,7%, Padova
con il +17,5%, Reggio Emilia con il +2,4%, Perugia con il +1,9% e Rimini con il
+0,2%. Tra le restanti quattordici province la dinamica peggiore a
Pesaro-Urbino ( -35,3%), Monza e Brianza (-32,1%), Brescia (-22,8%), Forlì-Cesena
(-20,0%), Verona (-15,9%), Fermo (-14,4%), Como (-12,0%), Macerata (-11,5%),
Modena (-8,6%), Milano (-5,9%), Treviso (-5,2%), Firenze (-5,0%), Vicenza (-0,8%)
e Bologna (-0,3%).




Nella Federazione Russa operano 343 imprese a controllo
italiano con 34.576 addetti, con una dimensione media di 110 addetti, generano
un fatturato di 4,8 miliardi di euro ed esportano 691 milioni di euro di merci
e servizi.
La
Federazione Russa si colloca come il primo paese fornitore di energia per
l’Italia e per l’UE a 28.





presentazione 'Export nei settori MPI e la contraffazione - focus Moda'

Presentazione al seminario “Origine e Originale" a MILANO UNICA


Elaborazione Flash 'Made in Italy settori MPI: tendenze al I trimestre 2016 e analisi l.p. 2007-15'

In sintesi
Al I trimestre 2016 le esportazioni nei settori di MPI ammontano a 28.251 milioni di euro, +0,3% rispetto al I trimestre 2015, pari di 91 milioni di euro in più, segnano una tenuta rispetto al -0,3% registrato dal Manifatturiero che torna in territorio negativo dopo dieci trimestri positivi. La frenata dell’export appare particolarmente significativa: in serie storica la variazione registrata nel I trimestre 2016 e la più bassa da quando l’export ha ripreso a crescere dopo la Grande crisi del 2008-2009. In chiave settoriale si osservano aumenti superiori alla media nel comparto per Legno e prodotti in legno (esclusi i mobili) con il +8,7%, Mobili con il +3,9%, Tessili con il +2,4%, Altre manifatture con il +1,7% e Alimentare con il +1,1%.
Le economie avanzate, che concentrano 21,3 miliardi di euro dell’export nei settori di MPI, pari ai tre quarti (75,4%) del totale, trainano la dinamica complessiva in territorio positivo: in questi mercati si registra una crescita dell’1,5% a fronte del calo del 3,1% registrato dalle economie emergenti; anche al netto della crisi del mercato russo (-11,0%) l’export di MPI negli altri paesi emergenti segna un’ampia flessione (-2,1%).
Nei primi venti mercati, che assorbono il 78,1% del totale dell’export di MPI, le vendite crescono dell’1,3%. Nel dettaglio si osserva una crescita superiore ai tre punti percentuali in Polonia (+8,6%), Repubblica ceca (+8,1%), Spagna (+6,3%), Stati Uniti (+5,0%) e Romania (+3,2%). Le dinamiche negative più intense si osservano in Turchia (-2,7%), Hong Kong (-2,9%), Emirati Arabi Uniti (-5,7%), Corea del Sud (-7,4%) e Russia (-11,0%).
Tra le cinque principali regioni esportatrici, dinamica superiore rispetto alla media del +0,3% in Lombardia con il +1,5%, Emilia-Romagna con il +1,3%, Piemonte con il +0,7%, Veneto con il +0,6%, mentre si registra una variazione negativa in Toscana con il -1,5%.
Tra le province con una quota superiore all’1% dell’export nazionale di MPI i maggiori tassi di crescita si registrano a Roma (+39,5%), Piacenza (+12,9%), Bolzano (+11,1%), Venezia (+9,4%), Parma (+6,5%), Firenze (+6,3%), Torino (+6,1%), Prato (+5,6%), Bologna (+5,4%), Bergamo (+5,3%), Padova (+4,9%), Belluno (+4,7%), Varese (+3,2%), Reggio Emilia (+3,0%), Como (+2,9%), Treviso (+2,8%), Milano (+1,9%), Modena (+1,6%), Cuneo (+1,6%), Novara (+1,0%), Brescia (+0,5%).
Nonostante la frenata del made in Italy nel I trimestre 2016, in 40 province – che concentrano oltre un terzo (35,6%) dell’export nei settori di MPI - si osserva una dinamica positiva e in miglioramento rispetto alla variazione riferita a tutto il 2015; altre 5 province, pur avendo una dinamica negativa, presentano un miglioramento rispetto al 2015 (in tali province si concentra il 3,9% delle esportazioni di MPI); complessivamente il 39,5% dell’export di MPI si concentra in territori con un miglioramento della dinamica rispetto al 2015.



APPENDICE STATISTICA ‘Ultime notizie’ "Esposizione sul mercato del Regno Unito per export di MPI"



Esposizione sul mercato del Regno Unito per export di MPI. Incidenza export nei settori di MPI sul valore aggiunto per regione e provincia.


Elaborazione Flash "Made in Italy nei settori di MPI nel 2015. Prodotti, mercati e territori"





Made in Italy nei settori di MPI nel 2015


Prodotti, mercati e territori


Export nei settori di Micro e Piccola
Impresa in salita del 3,9%, meglio del totale manifatturiero (+3,7%).
Performance trainata dalle economie avanzate (+5,5%) mentre ristagna (-0,4%) l’export
verso i paesi emergenti determinato dalla crisi della Russia (-31,3%). In 28
settori l’Italia primo esportatore in Ue



 


In sintesi


 


Nel 2015 l’export
di MPI
raggiunge il massimo storico di 115,9 miliardi di euro, pari
al 7,1% del Pil e rispetto all’anno precedente segna una crescita di 4.349
milioni di euro, pari al +3,9% e migliore del +3,7% del Manifatturiero.



I settori - Si registrano aumenti superiori alla media per le Altre manifatture con
il +8,0%, Alimentare e Mobili entrambi con il +6,5% e Legno e prodotti in legno
(esclusi i mobili) con il +5,7%. L’eccellenza del made in Italy: in 28
settori l’Italia è il primo esportatore nell’Unione europea; in questi comparti
top le vendite all'estera ammontano a 73,0 miliardi di euro, pari al 17,7% del
made in Italy e sono salite del 2,6% rispetto al 2014. Nelle Micro e piccole
imprese di questi settori lavorano 335.141 addetti, il 47,4% dell'occupazione
totale dei 28 settori.



I mercati - Le economie avanzate concentrano 85,7 miliardi di euro dell’export dei
settori MPI, pari a quasi i tre quarti (73,9%) del totale, mentre le economie
emergenti assorbono i restanti 30,2 miliardi di euro di export di MPI (26,1%
del totale). Anche nei settori di MPI si evidenzia la frenata della domanda dei
Paesi emergenti: la crescita del 3,9% dell’export nei settori di MPI è trainata
+5,5% delle economie avanzate mentre i paesi emergenti segnano un calo della
domanda dello 0,4%. Su tale calo pesa in modo determinante la crisi economica
della Russia: l’export nei settori di MPI nei Paesi emergenti al netto del
mercato russo, infatti, è in salita del 3,5%, solo due punti percentuali in
meno rispetto al +5,5% dei Paesi avanzati.



Nei primi
venti mercati
l’export cresce del 4,0% trainato dai dodici paesi non
appartenenti all’Eurozona che crescono del 5,6% mentre gli otto mercati
dell’Eurozona si fermano sul +2,3%. Tra i maggiori venti mercati del Made in
Italy di MPI l'export cresce a ritmi superiori ai quattro punti percentuali in
Stati Uniti (+18,5%), Corea del Sud (+15,1%), Cina (+13,1%), Polonia (+9,6%),
Regno Unito (+9,5%), Hong Kong (+8,5%), Spagna (+7,5%) e Svizzera (+4,1%);
all’opposto, registriamo il segno negativo per le vendite negli Emirati Arabi
Uniti          (-1,8%), Grecia (-4,8%) fino
al forte calo in Russia (-31,3%).



Sempre
considerano i primi 20 mercati, risulta interessato da un livello medio-alto di
rischio di credito il 10,5% dell’export dei settori di MPI. Nel 2016-17
l’export nei principali 20 mercati crescerà del 5,3%; una crescita sopra la
media per dieci maggiori mercati e nel dettaglio Hong Kong, Regno Unito,
Belgio, Polonia, Corea del Sud, Germania, Svizzera, Paesi Bassi, Stati Uniti e
Cina.



I territori. Per le cinque principali
regioni esportatrici
si osserva una dinamica dell’export nei settori di MPI
superiore rispetto alla media del +3,9% in Piemonte con il +9,7% (pari a 924
milioni di euro in più), Emilia-Romagna con il +4,9% (pari a 670 milioni di
euro in più), Veneto con il +4,8% (pari a 1.116 milioni di euro in più).
Seguono Toscana con il +3,2% (pari a 440 milioni di euro in più) e Lombardia
con il +1,2% (pari a 350 milioni di euro in più).



Tra le 33
principali province
- con una quota superiore o uguale all’1% dell’export
di MPI - 29 segnano una crescita e 19 crescono più della media (+3,9%): nel
dettaglio la migliore performance si registra ad Alessandria (22,1%) seguita da
Belluno (12,2%), Napoli (10,8%), Bolzano (9,7%), Lecco (9,1%), Torino (8,0%),
Modena (7,6%), Bologna (6,3%), Parma (6,2%), Vicenza (5,9%), Pordenone (5,7%),
Biella (5,5%), Firenze (5,4%), Venezia (4,8%), Reggio Emilia (4,7%),
Forlì-Cesena (4,5%), Cuneo (4,4%), Salerno (4,3%) e Prato (4,2%).



Focus made in Italy alimentare e
prodotti agroalimentari di qualità
- Tra i
settori MPI l’Alimentare è il più rilevante per vendite all’estero e nel 2015 continua
il trend di crescita degli ultimi anni registrando il massimo storico delle esportazioni,
con un valore di 22,9 miliardi milioni di euro e con una incidenza dell’1,4%
del Pil, anch’essa ai massimi storici. Nel 2015 le esportazioni del settore
crescono del 6,5% - l’aumento maggiore degli ultimo triennio - e tra i settori
di MPI è secondo solo alla Altre industrie manifatturiere (+8,0%).



A marzo 2016
l’Italia conta 283 prodotti agroalimentari di qualità ed è prima tra in
Europa davanti a Francia (228 prodotti), Spagna (190) e Portogallo (134) e
Grecia (103) e vanta oltre un quinto (21,5%) dei prodotti di qualità europei. Di
questi prodotti 165 sono DOP - Denominazione di origine protetta - (58,3%), 116
sono IGP - Indicazione geografica protetta - (41,0%) e 2 sono STG -Specialità
tradizionale garantita - (0,7%). Le prime regioni per prodotti di qualità
sono Emilia-Romagna (42 prodotti), Veneto (36), Lombardia (33), Toscana (31),
Sicilia (29), Lazio (26), Campania (22) e Piemonte (21). Le prime province
sono Bologna (22 prodotti), Brescia (18), Cuneo, Ferrara e Siena (tutte con 17
prodotti), Bergamo (16), Forlì-Cesena, Massa-Carrara, Modena e Ravenna (tutte
con 15 prodotti).



Nel settore
dell’alimentare e bevande quattro addetti su dieci lavorano in una impresa
artigiana
(159.753 addetti, pari al 37,3% del totale).



I dati
statistici relativi ai primi mesi del 2016 evidenziano segnali di
rallentamento del commercio estero: l’export totale a gennaio 2016 segna un calo
tendenziale del 3,5% mentre l’export extra Ue registra nel primo bimestre 2016 una
flessione del 5,1%; in parallelo nella media di marzo (i primi 29 giorni) si
registra un apprezzamento dell’euro nei confronti del dollaro dell’1,8% rispetto
alla media di dicembre 2015.




Elaborazione Flash 'Made in Italy nei settori di MPI nei primi 9 mesi del 2015'

Elaborazione Flash "Made in Italy nei settori di MPI nei primi 9 mesi del 2015". Il lavoro esamina l'andamento dell'export nei settori in cui prevale l'occupazione in micro e piccole imprese; nel dettaglio viene proposta la consueta analisi del trend per settore - con l'approfondimento su 115 diverse tipologie di prodotti nei settori di MPI.- per regione e provincia con una specifica analisi dell'accelerazione e della frenata dell’export di MPI nel territorio. Il lavoro propone l'inedito esame dell'andamento del made in Italy nelle economie emergenti e avanzate. L'esame dei mercati viene approfondito in relazione al ribasso del prezzo del petrolio e l'influenza sulla domanda dei Paesi emergenti produttori di greggio. Infine viene dedicato un focus sulle multinazionali manifatturiere italiane all’estero e i flussi temporanei di import/export.